SENIGALLIA – «Pur avendo aumentato il numero di accessi rispetto all’anno 2022, garantisce l’accesso al ricovero in tempi congrui alle patologie del paziente e, negli ultimi tempi, essendo stato potenziato con 6 medici neolaureati assunti con contratti di collaborazione, si avvale di un terzo ambulatorio dedicato ai codici minori con conseguente abbattimento dei tempi di attesa». Sono le considerazioni che l’Azienda sanitaria territoriale di Ancona fa sull’ospedale di Senigallia, dopo un’estate di impegno notevole e che vede il pronto soccorso tra i punti nevralgici del nosocomio “Principe di Piemonte”. Nonostante questo c’è ancora chi ha forti dubbi sul reale regime di prestazioni sanitarie eseguite nell’area senigalliese: è il comitato a difesa dell’ospedale cittadino che lamenta ancora una situazione di scarso miglioramento delle annose criticità.
Stando a quanto riferito dall’Ast Ancona, sono stati 2406 i pazienti che si sono recati al pronto soccorso dell’ospedale di Senigallia nello scorso mese di settembre: un dato in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando ne furono registrati 2258. Per fronteggiare un numero così alto di accessi, a livello aziendale è stato scelto di potenziare il pronto soccorso ad agosto, il che ha permesso di «attivare nelle 12 ore diurne – dalle 8.00 alle 20.00 – il terzo ambulatorio dedicato ai codici minori, tuttora attivo con il conseguente abbattimento dei tempi di attesa di codici bianchi, verdi ed azzurri, ma anche di codici maggiori». Dal 2 ottobre, inoltre, la medicina interna di Senigallia è tornata a pieno regime in quanto «sono stati riaperti i 14 posti letto» sottratti durante il periodo estivo, con il relativo deflusso dei pazienti dal pronto soccorso ai reparti di degenza. Sempre a Senigallia è attivo il fast track (trad. percorso rapido) odontostomatologico.
Scettico il Comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia che continua a sottolineare gravi inefficienze e a chiedere un netto cambiamento al presidente regionale, ancora inascoltato. Vengono denunciati tempi lunghissimi di attesa, da 180 a 300 giorni per una visita oculistica programmata, oppure nessun posto in tutte le Marche per una visita urologica anch’essa programmata. «Nel nuovo piano sanitario regionale, come sa anche l’assessore Saltamartini, c’è scritto che un esame o una visita sanitaria non solo la si deve trovare entro i criteri di priorità, 180 giorni in questo caso, ma addirittura entro la provincia di Ancona. Invece quando va bene le prenotazioni avvengono anche fuori provincia, come Ascoli, Fermo etc.. e quando va male non trovano posto affatto».
Di conseguenza il cittadino «è costretto a intraprendere la strada della libera professione, con costo a carico delle proprie tasche, o uscire dalla Regione se vuole una sanità pubblica in tempi decenti ma con i costi che però gravano sulla collettività. Su tutti noi. Infatti la mobilità passiva delle Marche con l’Emilia Romagna è, secondo gli ultimi dati, pari a 40 milioni di euro: debito pubblico che dobbiamo pagare tutti noi. Ecco quindi che la richiesta delle dimissioni di Saltamartini diventa legittima perché la situazione sanitaria, dopo 3 anni di delega, è intollerabile. Saltamartini deve dimettersi e lasciare il posto a chi sa fare meglio, senza più illudere i cittadini che il cambiamento fatto con il nuovo piano socio sanitario sia un successo. Le segnalazioni che arrivano da ogni parte dicono esattamente il contrario».