SENIGALLIA – «Il fallimento delle aree vaste è acclarato». Ad affermarlo è il comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia che interviene dopo aver appreso dei pesanti passivi che la sanità regionale sta registrando da tempo e che l’area vasta 2 avrebbe quello più alto di tutte le altre, pari a 37,7 milioni di euro. Ma oltre al conto economico, il comitato segnala i diversi disagi che l’utenza è costretta a subire da anni.
«Segnaliamo oramai da oltre 4 anni il disastro sanitario del nostro ospedale che continua imperterrito – spiegano dal comitato – I dirigenti dell’area vasta 2, dr. Guidi, e dell’Asur, dr.ssa Storti, non si degnano di rispondere alle nostre domande, ma addirittura minimizzano. Non sanno, o fanno finta, dei primari che mancano, dei servizi primari ridotti al lumicino, della carenza di personale sanitario medico/infermieristico nel pronto soccorso e in numerose unità operative ,oltre che delle liste d’attesa vergognosamente lunghe».
E per dare contezza di quanto affermato, il comitato senigalliese per l’ospedale dichiara che l’utenza del montefeltro, area vasta 1, si è vista prenotare una visita fisiatrica e riabilitativa a Camerino, a svariati km di distanza; da Senigallia per una visita otorinolaringoiatrica urgente si trova spazio entro tre giorni solo a Civitanova Marche, mentre a pagamento c’è disponibilità il giorno dopo a Fano.
Insomma, pochi vantaggi per l’utenza deriverebbero da questo sistema sanitario regionale ma tanti costi: «Nonostante la riduzione dei servizi e le penalizzazioni per i pazienti dei territori che amministrano, questi dirigenti hanno il coraggio di presentare conti talmente disastrosi al limite del commissariamento: ci dicano invece come hanno gestito le risorse risparmiate sulla salute dei cittadini» tuona il comitato senigalliese.
Da qui la richiesta alla giunta regionale di cambiare i vertici sanitari che hanno permesso che ciò avvenisse; inoltre, chiedono un nuovo modello in cui Senigallia esca dall’area vasta 2 con Jesi e Fabriano che fanno la parte del leone, per entrare in un “ospedale territoriale Ancona Nord” con i comuni di Falconara, Montemarciano e Chiaravalle. «In questo modo l’ospedale di Torrette, liberato dai piccoli interventi, si potrebbe dedicare completamente a quelli più complessi della regione riducendo in questo modo anche la mobilità passiva, ora altissima. Avrebbe anche più letti disponibili per interventi fuori Regione che, al contrario, porterebbero risorse per l’aumento della mobilità attiva. E i conti tornerebbero in ordine».