Senigallia

Sanità, il Pd critica la Regione: «Penalizzata Senigallia ed entroterra»

I progetti della giunta Acquaroli, applauditi dalla giunta locale Olivetti e dal sindaco di Corinaldo Principi, sono criticati da Mastrovincenzo: «Non c’è stata la dovuta attenzione a questa zona, conseguenze nei prossimi anni»

L'ospedale di Senigallia: il pronto soccorso
L'ospedale di Senigallia

VALLI MISA E NEVOLA – Le risorse economiche distribuite nel settore sanitario regionale rischiano di creare disparità tra zona e zona. A dirlo è il gruppo assembleare regionale del Partito Democratico che interviene tramite il consigliere Mastrovincenzo per sostenere come i «progetti per l’utilizzo della prima tranche di finanziamenti del PNRR per la sanità approvati dalla giunta Acquaroli penalizzino fortemente alcune realtà importanti della nostra provincia: tra queste sicuramente la valle del Misa e Nevola».

Solo poche settimane prima, ma era l’ultimo in ordine di tempo, i sindaci delle valli Misa e Nevola avevano lanciato un appello alla politica regionale per risolvere le note problematiche della sanità pubblica locale. Criticità non più gestibili, tra depotenziamento strutturale e carenze di organico, che impongono una presa di posizione forte del territorio: e i nove sindaci delle unioni dei comuni “Le Terre della Marca Senone” e “Misa-Nevola” avevano chiesto alla Regione misure concrete e serie per rafforzare la risposta sanitaria ed ospedaliera nell’area della Dimensione Territoriale Ottimale 7, che conta 77.521 abitanti.

La Regione ha, dopo un’analisi delle esigenze dei vari territori, annunciato che per Corinaldo è previsto lo stanziamento di 3,2 milioni di euro finalizzati alla realizzazione di una “casa della comunità”, mentre altri 16 milioni di euro pioveranno per la riqualificazione dell’ospedale di Senigallia in cui ci sarà una struttura per l’emergenza ma non una casa della comunità come richiesto da altri esponenti politici. La casa della comunità è un modello organizzativo per l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento. È il luogo fisico di facile individuazione al quale il cittadino può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria: vi opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di comunità e altri professionisti non solo afferenti al sistema sociosanitario ma anche al sistema sociale.

Soddisfazione era stata espressa dal sindaco del borgo gorettiano Matteo Principi che parla di «una risposta sanitaria di comunità dove avremo alcuni tipi di servizi aggiuntivi a quelli odierni» e di «sospiro di sollievo dopo la chiusura dell’ospedale di Corinaldo» perché «la comunità corinaldese che finalmente viene ripagata dei sacrifici fatti». Anche la giunta senigalliese era rimasta favorevolmente colpita dall’ammontare dei 16 milioni per il nosocomio Principe di Piemonte: tramite una nota stampa congiunta del sindaco Massimo Olivetti e di Fratelli d’Italia, Lega, La Civica e Forza Italia aveva lasciato trasparire tutta la soddisfazione per il cambio di rotta effettuato dalla giunta Acquaroli che ha recepito le istanze avanzate dalla maggioranza di centrodestra locale: «Si tratta di un investimento storico per la nostra città che negli ultimi 30 anni non aveva mai ottenuto interventi così massivi per l’edilizia ospedaliera. Finalmente la sanità marchigiana passa da un sistema, che prevedeva la centralizzazione dei servizi ospedalieri in strutture uniche provinciali, a un sistema policentrico che restituisce servizi e strutture qualitativamente adeguate nel territorio».

Di parere contrario il gruppo assembleare regionale del Pd che parla di penalizzazione del territorio senigalliese: «A questo territorio è stata infatti assegnata solo la casa di comunità di Corinaldo. In altre aree della regione sono state previste invece strutture a poche decine di chilometri di distanza. È evidente che non si tratti di una dimenticanza -spiega Mastrovincenzo – ma di una scelta precisa. Sono state fatte scelte con trattative riservate, senza un criterio preciso, senza una reale concertazione con gli enti locali e le organizzazioni sindacali, senza il coinvolgimento del consiglio regionale che sarà solo “informato”, a soli 3 giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione del piano. Ed è altrettanto evidente che l’assenza di un assessore della provincia di Ancona in giunta regionale lascia senza la dovuta attenzione parti importanti del territorio anconetano. E vedremo purtroppo le conseguenze di tutto ciò nei prossimi anni».