Senigallia

Diritto alla salute: il plauso di Arvultùra all’ambulatorio Maundodé e al Forum per la sanità

Dagli attivisti di Senigallia un intervento a favore delle ultime due iniziative in campo sociale e sanitario: iniziative dal basso che vanno a coprire i buchi lasciati dalle istituzioni pubbliche

La presentazione dell'ambulatorio solidale al teatro La Fenice di Senigallia
La presentazione dell'ambulatorio solidale al teatro La Fenice di Senigallia

SENIGALLIA – Sulle ultime iniziative in campo sociale e sanitario – l’ambulatorio sociale “Maundodè” e il “Forum per la Sanità Pubblica” – arriva il plauso degli attivisti dello Spazio Comune Autogestito “Arvultùra”, giudicate come due segnali significativi dal mondo dell’associazionismo senigalliese per quanto riguarda il diritto alla salute.

«La sanità pubblica è stata oggetto in questi anni di un processo di mercificazione e privatizzazione esemplare. La sua progressiva aziendalizzazione è emblematica – dichiarano i senigalliesi di Arvultùra – e evidenzia quelle politiche antisociali che da tempo imperversano nel nostro paese e in tutto l’Occidente. Pesanti sono le ricadute anche in realtà come quella senigalliese, dove seppur in un contesto ancora non drammatico, nelle pieghe del tessuto sociale ormai gli indicatori evidenziano la crescita del disagio socio-economico. Ecco allora che mettere in atto forme di autorganizzazione sociale che diventino una risposta concreta al quadro sopra delineato è fondamentale».

Ottima quindi la notizia di dare vita a un “ambulatorio sociale” che possa fungere punto di riferimento non solo per gli emarginati o gli stranieri ma per tutti coloro che, a causa delle difficoltà economiche, non riescono a usufruire delle adeguate cure. Così come, sempre secondo Arvultùra, diventa un segnale importante anche organizzare un Forum per aggregare chiunque si opponga alla trasformazione della salute – da diritto – in un privilegio.

«Sono due facce della stessa medaglia. Sono segnali forti e tentativi generosi e autorevoli che cercano di frenare la disgregazione sociale e di dimostrare come sia possibile “fare società”, costruire legami sociali e forme di cooperazione che siano in grado di coprire il campo abbandonato dalle istituzioni pubbliche. Segnali che – concludono gli attivisti di Arvultùra – vanno raccolti e sostenuti. Segnali che evidenziano come solo dai processi reali, partecipati e autorganizzati, sia possibile aggregare e offrire una prospettiva alle moltitudini oggi disorientate, spaventate e preda dei più ipocriti populismi».