Senigallia

Sanità pubblica, il comitato senigalliese perplesso per la disparità di risorse tra le Ast

«Per miopia gestionale non si sono utilizzate tutte le risorse disponibili; ora c'è una sproporzione ingiustificabile, al limite della discriminazione»

Manifestazione di protesta per la sanità pubblica del comitato cittadino a difesa dell'ospedale di Senigallia
Manifestazione di protesta per la sanità pubblica del comitato cittadino a difesa dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Quanto sta poco a cuore l’ospedale di Senigallia ai politici marchigiani? E’ la provocatoria domanda che si pongono gli attivisti del Comitato cittadino a difesa dell’ospedale “Principe di Piemonte” dopo essere venuti a conoscenza della disparità di risorse economiche stanziate per i vari nosocomi regionali. Ancora una volta, secondo il comitato, Senigallia fa la cenerentola delle Marche mentre gli esponenti politici e le autorità sanitarie locali, provinciali e regionali sembrano non rendersi conto delle difficoltà a cui vanno incontro gli utenti senigalliesi e della vallata Misa-Nevola.

«L’ospedale di Senigallia è ultimo nel restyling edilizio dopo Cagli, Pergola, Urbino, Civitanova e Fano, dove i lavori sono già avviati, e con il problema della scarsità di personale pur in presenza di risorse disponibili» spiegano dal Comitato senigalliese. «Una miopia gestionale a livello centrale non ha utilizzato tutto il tetto di spesa ma solo in minima parte, 9 milioni di euro a fronte degli oltre 50 disponibili, per assumere sanitari. I dati ufficiali dicono che il budget più basso tra le cinque Ast regionali è stato assegnato alla Ast di Ancona con soli 180 mila euro. La Provincia di Ancona con 1/3 della popolazione delle Marche ha avuto un quarto delle risorse di Macerata e un quinto di quelle di Ascoli Piceno».

Dati che parlano da soli; i promotori delle iniziative di protesta però vanno avanti: le iniziative erano nate con l’obiettivo di segnalare cosa non andava e fornire spunti perché la sanità locale fosse trasformata in un servizio davvero accessibile e rispondente alle esigenze dell’utenza. L’obiettivo non è ancora raggiunto e, anzi, viene evidenziata «una sproporzione ingiustificabile e inaccettabile al limite della discriminazione».

Tra i nodi critici c’è ancora l’organizzazione che costringe i pazienti a viaggi della speranza in strutture extra-regionali, alla faccia della tanto conclamata mobilità passiva che crea difficoltà finanziarie alla Regione; ma ci sono anche una serie di servizi e prestazioni ridotte nel tempo. Come il caso dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di otorino a Senigallia: di fatto è poco più che «un ambulatorio» sostengono dal comitato, e per giunta «i medici ancora oggi non hanno sale ambulatoriali sufficienti, non hanno gli infermieri necessari, non hanno una strumentazione adeguata; la sala operatoria è disponibile solo una sola volta al mese e per quattro interventi, anche di breve durata, pur in presenza di cinque medici». 

Il comitato chiama in causa l’assessore Saltamartini: «chiede di avere fiducia ma se i risultati dopo tre anni di governo sono questi e vuole invece essere credibile dia un segnale sostanziale di cambiamento; e poi Stroppa, direttore dell’Ast Ancona, a cui viene chiesto di fare qualcosa perché il reparto di otorino, così come altri in difficoltà, abbiano risposte adeguate.