Senigallia

Sanità pubblica: «L’ospedale di Senigallia spogliato di servizi, strumenti e personale»

Il coordinatore del Tribunale del Malato, Umberto Solazzi: «Stato pietoso ma bisogna avere il coraggio di denunciarlo, disgustoso il silenzio assordante delle amministrazioni. Cosa fanno i politici locali?»

Sanità pubblica, ospedale di Senigallia, Principe di Piemonte
L'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – La carenza di personale, gli strumenti obsoleti, i sempre meno servizi sanitari offerti. Ma soprattutto l’organizzazione logistica e amministrativa. Sono questi i nodi principali della sanità pubblica secondo il coordinatore del Tribunale del Malato “C.Urbani” di Senigallia Umberto Solazzi; il quale torna a denunciare la situazione in cui versa l’ospedale cittadino, nella confusione degli utenti e degli stessi operatori, e a chiedersi quale sia il futuro del “Principe di Piemonte”.

«Noi non abbiamo la sfera di cristallo, ma molti dubbi e poche certezze – spiega Solazzi -. Con il decreto Balduzzi (D.m. 70/2015) sono state apportate modifiche organizzative e di funzione come presidio unico dell’Area vasta 2, dal 2018 composto su tre stabilimenti di Jesi, Fabriano e Senigallia, oltre alla lungodegenza nell’ospedale di comunità di Cingoli. Gli atti dispositivi delle determine Asur 350/2015, 481/2016, 361/2017 e 742/2019, quest’ultima sospesa con la det. 163/2020, ma non annullata, hanno portato a scelte organizzative che hanno penalizzato il nostro ospedale».

Per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema sanitario regionale, tra i nodi Solazzi elenca la distanza tra le tre strutture sanitarie che devono condividere un unico direttore con sede a Fabriano e la scelta di Ancona, Fabriano e soprattutto Jesi come sedi delle direzioni amministrative mentre Senigallia è rimasta a bocca asciutta. «La spiaggia di velluto deve interagire via telefono o mail con le sedi centrali per la richiesta di tutto il materiale necessario a un presidio necessario, dai farmaci ai dispositivi, ai presidi, al materiale tecnico, risorse umane e persino per la cancelleria. Il disegno della precedente amministrazione regionale prevedeva che il presidio ospedaliero dell’Area vasta 2 fosse quello di Jesi, con l’ospedale di Senigallia confinato al ruolo di stabilimento ospedaliero adatto a risolvere solo le emergenze e a farsi carico del settore della riabilitazione post acuzie. La situazione attuale, che diventerà più evidente nel prossimo futuro, è la seguente: quando un problema medico od organizzativo non può essere risolto a Senigallia, il paziente viene inviato a Jesi, a Fabriano o, in alcuni casi, anche a Fermo. La nuova amministrazione copierà questo disegno?».

Al di là delle sedi amministrative, Senigallia rischia di perdere anche le unità operative semplici dipartimentali dei servizi di radiologia, farmacia e laboratorio analisi, di otorino e oculistica, «di fatto ridotti già ad ambulatori», di oncologia, fisiatria, «lasciandole senza autonomia gestionale, senza budget e senza un referente in loco». Un altro colpo alla sanità cittadina. Grave inoltre la situazione al pronto soccorso, dove la carenza di personale si fa cronica: «a fronte di cinque camici bianchi che se ne vanno, l’importante reparto ha ottenuto un solo sostituto, con un saldo di meno quattro unità che rischia di mettere in sofferenza l’area più strategica di ogni ospedale». Per non parlare poi delle liste di attesa, anch’esse causate dalla carenza di personale e dall’età dei macchinari che spesso si guastano: un vero rebus per gli operatori del nosocomio senigalliese ma soprattutto dei cittadini.

«E’ un quadro impietoso ma bisogna avere il coraggio di denunciarlo, ed è disgustoso il silenzio assordante delle amministrazioni. Questo ospedale è stato spogliato come un carciofo, foglia dopo foglia. Cosa fanno i politici locali? Il tribunale del malato – conclude Solazzi – denuncia queste cose da tempo: nonostante i musicisti siano cambiati, lo spartito è sempre quello».