SENIGALLIA – È stata presentata anche agli operatori e ai medici del distretto sanitario cittadino la proposta di legge regionale sulla riorganizzazione del sistema sanitario dell’intera regione Marche. L’incontro del presidente della Regione Francesco Acquaroli e dell’assessore regionale alla salute Filippo Saltamartini, con una rappresentanza del personale dell’area vasta 2, si è tenuto all’auditorium San Rocco di Senigallia questa mattina, mercoledì 20 luglio.
Il disegno contenuto nella legge 13 prevede innanzitutto lo smantellamento dell’Asur come azienda unica e la creazione di cinque Ast, aziende sanitarie territoriali, una per ogni provincia, a cui si affiancheranno le già esistenti azienda ospedaliera Universitaria delle Marche e l’Inrca di Ancona. Via le altre aziende come Marche nord per esempio, il che ha già suscitato le critiche degli amministratori pesaresi, sindaco in testa.
Il passaggio definitivo dovrà avvenire però dopo aver recepito le istanze dei professionisti che il sistema sanitario conta al suo interno. Secondo Acquaroli la riforma «rappresenta un adeguamento dell’organizzazione sanitaria. Vogliamo semplificare il quadro amministrativo per dare maggiori risposte alle esigenze dei territori. Le aziende che nasceranno avranno più potere, più incisività, maggiore capacità di interlocuzione, ma anche più responsabilità, perché non ci saranno livelli intermedi che possano ostacolare il raggiungimento dei risultati prefissati. Un ottimale modello di governance è fondamentale per gestire al meglio le risorse finanziarie e del personale». Dal canto suo l’assessore regionale Saltamartini ha specificato che questi incontri servono proprio per «ascoltare le osservazioni degli operatori sanitari, chiedere i loro pareri e approfondire gli aspetti salienti».
Osservazioni da cui sono emerse, per il territorio di Senigallia e dei comuni limitrofi, numerose criticità: a partire dalla disastrosa situazione del pronto soccorso dell’ospedale cittadino alle prese con una carenza di personale che si è acutizzata negli ultimi anni fino ad arrivare a un solo medico di guardia di notte, due di giorno con ordini di servizio per i medici degli altri reparti. Ma non è l’unica criticità. Saltamartini ha spiegato le misure che la Regione ha adottato: in particolare, «l’aumento del finanziamento delle borse di specializzazione che potranno fornire, nei prossimi anni, almeno un numero di medici maggiore rispetto a quello dei medici che vanno adesso in pensione. Oggi il rapporto è meno medici che entrano in servizio rispetto a quelli che andranno in pensione. Dal prossimo anno, l’aumento delle borse di specializzazione portato a 150 e il finanziamento integrale della Regione, con una spesa di 6,6 milioni di euro, farà sì che i medici che entrano in servizio saranno superiori a quelli che vanno in pensione. Questo soprattutto nel territorio, dove mancano medici di famiglia, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale».
Il tutto verrà quindi ridefinito a inizio 2023. L’assessore ha illustrato che la giunta conta di far approvare dal consiglio regionale l’atto entro ferragosto, poi ci sarà una commissione per delineare il passaggio dei rapporti attivi e dei rapporti passivi tra le aree vaste e le nuove ast. Infine a gennaio 2023 la riforma dovrebbe entrare in vigore. Lì saranno elaborati «tutti gli atti aziendali che dovranno garantire la risposta alla domanda di prestazioni. La rivoluzione che noi intendiamo proporre è appunto questa: non c’è più l’elemento organizzativo storico in base all’organico di ogni ospedale e di ogni area vasta, ma l’organizzazione organica dei medici, infermieri, tecnici di laboratorio, di tutto il personale che lavora in sanità, dovrà essere rispondente alla domanda che proviene dai territori: quindi, in base alla domanda di prestazioni. In questo senso la riorganizzazione dovrà prevedere un numero di medici, di infermieri, capaci di dare le risposte necessarie a questa domanda di prestazioni».