SENIGALLIA – Anche il responsabile del Tribunale del Malato, Umberto Solazzi, ha partecipato all’incontro dello scorso 2 settembre sulla sanità pubblica promosso dalla coalizione di centrodestra in vista delle prossime elezioni comunali del 20 e 21 settembre. Un incontro durante il quale è stato fatto il punto della situazione dell’ospedale cittadino ma non solo, dove è stata sottolineata l’importanza di una buona politica per l’ottimizzazione dei servizi ai cittadini e le carenze a cui si dovrà far fronte nei prossimi anni.
Dopo il lungo intervento del dottor Ansuini, che ha ribadito molte criticità già espresse durante il “consiglio grande” delle settimane scorse, è intervenuto Umberto Solazzi, responsabile del Tribunale del Malato, l’ente che promuove i diritti dei cittadini nell’ambito dei servizi sanitari e assistenziali e lancia proposte sull’organizzazione del servizio sanitario pubblico. Un ente che negli anni è stato contattato da migliaia di persone (nel solo 2017 sono stati oltre 1600 i contatti), sempre nell’ottica di migliorare un disservizio o dare una risposta al cittadino che chiedeva informazioni o spiegazioni.
Le criticità
Oltre ai numeri degli oltre 55 posti letto persi dall’ospedale di Senigallia nel periodo pre e post covid, Solazzi ha rimarcato che i continui tagli delle risorse hanno «sempre più impoverito il nosocomio della spiaggia di velluto» che, soprattutto d’estate, deve far fronte a un notevole aumento della popolazione. Tagli che si ripercuotono nella mancata assunzione del personale, spesso precario, o dei primari, concessi invece ad altre realtà ospedaliere dell’area vasta 2; nell’accorpamento dei reparti; nei macchinari che non vengono acquistati o che semmai ci mettono anni ad arrivare. Insomma un quadro a tinte fosche dove l’unica luce sembra essere quella dell’abnegazione del personale che vi lavora.
L’accusa
«Se pensiamo al pronto soccorso – ha detto Solazzi – sono anni che si parla di riorganizzazione: da almeno 8-10 anni siamo a conoscenza del fatto che la rianimazione non è più a norma, che il triage non è adeguato, ma nessuno ha fatto nulla in tutto questo tempo. Eppure in un’impresa, oggi sono tutte aziende e l’approccio è quello imprenditoriale, o si investe o si elimina. Qui è chiaro cosa intendano fare, perché il problema è che una pessima organizzazione ha inciso anche durante l’emergenza covid: il personale ospedaliero ha dovuto iniziare a occuparsi dei primi pazienti positivi senza né linee guida su come muoversi, né i materiali sanitari, soprattutto, senza i dispositivi di protezione individuale. Fuori in via del Camposanto Vecchio c’erano le ambulanze ferme fino al semaforo con i pazienti provenienti da Pesaro che nessuno sapeva dove mettere. Che organizzazione è questa?»
Le idee.
Più di un accenno è stato fatto alle proposte lanciate nel tempo dal Tribunale del Malato, come quella di far uscire l’ospedale di Senigallia dall’area vasta n.2 (corrispondente alla provincia di Ancona) per entrare nell’azienda ospedaliero-universitaria Ospedali Riuniti Ancona “Umberto I – G.M.Lancisi – G.Salesi” o la rivisitazione dell’intero sistema sanitario abolendo l’Asur e prevedendo solo 5 aree vaste con un proprio direttore e ognuna con un proprio budget e quindi autonomia decisionale e finanziaria.
Il muro di gomma.
«Ma siamo rimasti sempre inascoltati o denigrati o fatti passare per “terroristi sanitari”. Ora, con l’avvicinarsi delle elezioni comunali e regionali, la sanità è tornata al centro del dibattito. Da un lato è un bene perché si parla comunque dell’ospedale, dall’altro c’è il rischio che si sfrutti l’ospedale per le solite promesse senza poi ricordarsene durante il mandato elettorale. Non basta ergersi a paladino della sanità oggi, quando per anni non è stato fatto nulla, non basta aderire oggi a qualche manifesto, gruppo o comitato quando per anni si è lavorato senza aver inciso a favore della propria comunità. Eppure c’è qualcuno, un noto politico, che fa appelli alla politica. Appelli per una sanità efficiente e capace di ridurre le ospedalizzazioni quando chi è stato nei ruoli chiave della sanità regionale e locale non ha mai protestato se un ospedale veniva chiuso. Che appelli può fare chi ha permesso tutto questo? Oggi che senso ha alzare la voce contro un sistema che fino a ieri è stato avallato? Chi ha per anni seguito pedissequamente il proprio partito senza mai battere i pugni sul tavolo (e di occasioni ce n’erano); chi è rimasto in silenzio quando noi del Tribunale del malato e altre realtà denunciavamo la vera situazione dell’ospedale di Senigallia, ora è bene che rimanga in silenzio… un silenzio assordante!»