Senigallia

«Volpini e Mangialardi cosa hanno fatto in cinque anni per l’ospedale di Senigallia?»

Sulla situazione del nosocomio - tra primari mancanti, unità operative trasformate in semplici, organici ridotti e posti letto non ripristinati - interviene il comitato cittadino chiedendo ai rappresentanti politici locali di impegnarsi di più

Uno degli edifici dell'ospedale di Senigallia
Uno degli edifici dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Sul tema della sanità senigalliese, alle prese con unità operative trasformate da complesse a semplici, con primari mancanti, con reparti sotto organico o con visite da fare ad almeno 40 minuti di auto, interviene il Comitato cittadino a difesa dell’ospedale di Senigallia. E lo fa attaccando il presidente della commissione sanità regionale Fabrizio Volpini, accusato di «non aver a cuore» la situazione cittadina né di «aver vigilato» bene sui pezzi persi e sui reparti smantellati.

«Nei giorni scorsi ha voluto tranquillizzare i cittadini sui primari in arrivo all’ospedale di Senigallia – scrive Silvano Cingolani, referente del Comitato – ma non sappiamo se questa sia una minaccia o cos’altro, visto il declassamento del nostro ospedale che si era impegnato a difendere nella campagna elettorale 2015. Ora i cittadini giudichino loro il consigliere regionale con 4 anni di delega alla sanità (quasi assessore) e i risultati raggiunti».

I punti critici della sanità senigalliese, secondo Cingolani, sono diversi: a partire dalle unità operative perse quali, otorino, oculistica, laboratorio analisi, radiologia (fino al 2015 erano a senigallia), con l’ortopedia e la fisioterapia che lo erano fino a quest’anno (2019): «ora sono, bontà sua, sempre presenti ma in Area Vasta, a Jesi e Fabriano. Oncologia prima aveva il primario, ora invece è addirittura sotto organico, nonostante la promessa di implementarlo in estate con una mobilità interna».

Il fatto che in Regione si spostino i reparti non sembra essere una strategia politica comprensibile per i cittadini del comitato: tornano infatti a tuonare contro un’organizzazione che riduce le competenze di ogni singola struttura per migliorarle nella più ampia rete di area vasta 2. Per Volpini «sembra tutto facile: tolgo un reparto a Senigallia e lo metto a Fabriano, soprattutto in presenza di pochissimi mezzi di soccorso (ambulanze) e non sempre disponibili all’istante con medico a bordo – si legge in una nota stampa infuocata -. Non dice invece che la scelta è stata tutta della politica e del Partito Dominante, di cui lui è massima espressione assieme a Mangialardi, e che assieme hanno deciso di fare i primari a Jesi e Fabriano e toglierli a Senigallia».

«Non parliamo poi della cardiologia senza utic tolta d’imperio dal 2017 con la promessa, mai attuata, di essere restituita. Una situazione davvero imbarazzante quella del nostro reparto cardiologico che pur con un numero di medici ridotto eroga le maggiori prestazioni in Area Vasta. La gastroenterologia, come sosteniamo da tempo e come oggi confermano i sindacati, viene chiusa a Senigallia. Quando noi lo segnalammo già nel 2018 loro risposero di averlo appreso con “stupore”, come fosse possibile crederlo!»

Al sindaco e presidente Anci Marche Maurizio Mangialardi, così come a Volpini, viene chiesto di battere i pugni sul tavolo per cercare di ottenere dall’Asur quanti più servizi, reparti, medici e macchinari possibile per risolvere le carenze, alcune croniche, del nosocomio cittadino. Eppure, si chiedono, «perché l’Ospedale di Senigallia è penalizzato visto che il numero qualitativo e quantitativo delle prestazioni sanitarie erogate è tutto dalla nostra parte e che il turismo estivo amplia a dismisura il numero di cittadini che necessitano di interventi sanitari? Chiedere è lecito, rispondere è cortesia, soprattutto quando ci si autocandida alle prossime elezioni».