CORINALDO – «Il sito scoperto si afferma sempre più come di straordinario valore archeologico e significato storico». È questa la prima riflessione della direttrice degli scavi archeologici in località Nevola, la dottoressa Federica Boschi del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, fatta in occasione della presentazione dei risultati della campagna di ricerche 2019.
Il sito archeologico di Corinaldo infatti, dopo la scoperta di una tomba picena lo scorso anno, è divenuto al centro di numerosi studi per approfondire la presenza di questa civiltà in un punto così a nord del territorio adriatico. Per oltre un mese numerosi studenti di varia provenienza hanno lavorato agli scavi archeologici nell’ambito del progetto ArcheoNevola.
Progetto sostenuto da Comune di Corinaldo, Consorzio Città Romana di Suasa e dalla Fondazione Flaminia di Ravenna, a cui collaborano l’ateneo felsineo e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche.
Un grande successo secondo gli studiosi che hanno esteso con nuovi scavi archeologici l’esplorazione della necropoli picena e romana.
«Oltre a nuovi dati sul nucleo funerario originario con la tomba principesca di età picena – ha riferito la direttrice Boschi – dallo scavo delle sepolture di età romana vengono nuove e importanti acquisizioni, che permettono di comprendere meglio l’antico paesaggio funerario, la sua percezione durante i secoli e molti aspetti ideologici e sociali».
E per una campagna che si conclude, un’altra è appena cominciata. Si tratta della serie di scavi archeologici presso l’area della Città Romana di Suasa, nella vicina Castelleone. Iniziata lo scorso 1° luglio, si è concentrata nell’area prospicente l’edificio del “Tappatino”, un casolare risalente al ‘500, fatto erigere da Ottaviano Volpelli, emissario dei proprietari terrieri della zona, i principi Ruspoli. L’idea che circola da tempo, è infatti che il casolare fosse stato fatto costruire sui resti del foro della città: la conferma è arrivata proprio dalle indagini, che hanno portato in luce una struttura su alto podio, realizzato in conglomerato con paramento in laterizi e conci di calcare, che si raccordava con l’antico piano di campagna per mezzo di una gradinata, ancora conservata.
L’edificio, presumibilmente un tempio rivestito in marmo, potrebbe risalire alla prima epoca imperiale (la medesima tecnica costruttiva è riscontrabile nel vicino anfiteatro, rappresentato in FOTO a destra) e, come prima ipotesi, potrebbe essere identificata come Tempio di Giove. Infatti, secondo Vincenzo Maria Cimarelli, storico e frate domenicano, alla sua epoca erano visibili vari resti della Città Romana di Suasa, fra cui il teatro e il tempio di Giove.
Proprio nel sito romano dove si sono concentrati gli scavi archeologici, si terrà la terza edizione di “InSuasa2019”, la rassegna teatrale estiva promossa dall’amministrazione comunale insieme al Centro Teatrale Senigalliese: quattro spettacoli nei giorni 26 e 27 luglio, 2 e 3 agosto (sempre alle ore 21:15) presso l’Anfiteatro romano di Suasa.