SENIGALLIA – Ruspe bloccate, lavori fermati e piante messe a dimora. Tutto questo è avvenuto venerdì mattina, 27 settembre, durante il terzo sciopero per il clima lanciato dal movimento “Friday for Future” lungo il fiume Misa, iniziativa conclusiva della settimana globale per la giustizia climatica.
La manifestazione si è svolta in contemporanea con altre centinaia di città, la diffusione è mondiale: in questo caso gli organizzatori di Friday for Future – Senigallia hanno voluto però muovere da questioni globali per giungere fino a tematiche più locali: dall’emergenza simboleggiata dai cambiamenti climatici si è passati a discutere della gestione delle risorse ambientali.
Il corteo – circa un migliaio le persone di ogni età ed estrazione che vi hanno preso parte – è partito intorno alle ore 9 dal campus scolastico di via D’Aquino per giungere in zona Bettolelle/Vallone dove sono operativi i due cantieri per il rifacimento degli argini del fiume Misa. Qui gli ambientalisti e i giovani studenti di Senigallia hanno pacificamente invaso i cantieri costringendo gli operai a fermare le ruspe, simbolicamente legate col nastro biancorosso e su cui sono stati affissi cartelli e striscioni per protestare contro il taglio indiscriminato degli alberi lungo il fiume Misa. Poi la messa a dimora di venti alberi per indicare l’unica soluzione alla cementificazione selvaggia che ha messo a rischio l’intera area.
Prima però sono state fatte due soste: una è avvenuta davanti al McDonald’s per protestare contro un sistema di produzione industriale che è tra le principali fonti di emissione di CO2; l’altra davanti al centro commerciale IperSimply per denunciare le conseguenze ambientali e sociali della grande distribuzione.
L’ultimo atto di una giornata di proteste pacifiche e di mobilitazione partita soprattutto dai giovani è stata la richiesta avanzata al Comune e alla Regione di una moratoria sui lavori in corso per la riapertura di un tavolo di confronto: «stop alle decisioni calate dall’alto» dicono, perché la questione ecologica e ambientale non si trasformi più in un problema anche di democrazia.