SENIGALLIA – Il “Regolamento per l’accesso al sistema locale dei servizi sociali e per la compartecipazione economica degli utenti” continua a far discutere. Il rischio che il contributo a carico delle famiglie senigalliesi degli utenti disabili diventi troppo oneroso si sta già concretizzando: alcuni genitori hanno infatti già rinunciato a usufruire di un servizio rivolto alle categorie sociali più deboli. Con conseguenze anche occupazionali.
A sostenerlo sono l’associazione “Amici Disabili” e l’Unione Nazionale Consumatori che da alcuni mesi hanno intavolato un confronto con l’assessore al welfare Carlo Girolametti e con i responsabili dei servizi sociali Maurizio Mandolini e Giuseppina Campolucci per giungere a una proposta migliorativa che possa alleviare la quota a carico delle famiglie dei disabili.
Al momento infatti la legge prevede che le famiglie, in base al reddito, partecipino al costo del servizio per l’assistenza domiciliare e pomeridiana: compartecipazione che, come da regolamento, sale dalle precedenti poche decine alle attuali diverse centinaia di euro, da sborsare ogni mese.
«Siamo preoccupati – denuncia Corrado Canafoglia, avvocato dell’Unione Nazionale Consumatori – perché i criteri del nuovo regolamento stanno facendo innalzare la quota di compartecipazione fino a 800 euro, troppo onerosa per le famiglie dei disabili. Le famiglie che annoverano al loro interno una persona con disabilità, infatti, hanno una serie di ingenti spese mensili che arrivano anche a 1.500/2.000 euro e che devono essere affrontate durante tutto l’arco della vita del disabile. Il risultato è che alcune sono costrette a rinunciare al servizio domiciliare o a ridurre fortemente le ore di assistenza per i propri figli».
Una prima conseguenza è che venga meno la validità del progetto assistenziale: gli educatori lavorano a stretto contratto con i disabili, con i quali si crea un forte legame professionale, affettivo e di fiducia reciproca, frutto di un costante lavoro di formazione, adattamento e conoscenza di anni. «L’educatore – continua Canafoglia – rappresenta spesso l’unico amico che i disabili hanno, per cui sarebbe devastante se una famiglia vi dovesse rinunciare. Mettere a rischio il rapporto educatore-disabile significa mettere in pericolo il sistema dei servizi sociali che, nel nostro territorio, si è mostrato fino a oggi estremamente elevato».
Come ulteriore conseguenza, c’è poi l’aspetto occupazionale: non sono pochi gli educatori che hanno – proprio a causa di questa rinuncia da parte delle famiglie – difficoltà nel lavoro.
Da qui la volontà di collaborare con il Comune per modificare il regolamento apportando alcune migliorie.
«Il nostro obiettivo – spiegano Cristina Bertuzzi e Catia donninelli, del direttivo dell’associazione Amici Disabili assieme a Maria Sguera, Rita Narcisi ed Elena Bizzarri – è di porre un tetto massimo alla compartecipazione di spesa e che in proporzione tutte le famiglie dei disabili paghino in base a quello che è il loro reddito. Finora (da luglio scorso, Ndr) è stato valutato un tetto di 400 € mensili ma non sono state ancora modificate le quote orarie del servizio e così la soglia viene raggiunta facilmente o velocemente da quasi tutte le famiglie. Noi vorremmo passare da una quota oraria di 13 euro a carico delle famiglie a una di massimo 8 euro, mantenendo il tetto a 400 euro».
«Ma soprattutto vorremmo – concludono – che si chiuda velocemente questo iter per modificare il regolamento perché le famiglie non possono aspettare i tempi della politica: nel frattempo alcuni dei nostri figli rimangono senza assistenza, ma tutti, compresi noi genitori e gli eventuali altri figli abbiamo diritto a un’esistenza dignitosa».
All’appello dell’associazione Amici Disabili e dell’Unione Nazionale Consumatori ha risposto l’assessore ai servizi sociali, welfare e sanità Carlo Girolametti che si è dichiarato disponibile a discutere e valutare la proposta arrivata dalle famiglie degli utenti con disabilità: Capisco la proposta e mi sembra plausibile, ma vorrei discuterla all’interno dell’osservatorio per la disabilità che andremo istituire in questo mese. Intanto però mi faccio carico di intervenire sulla questione del tetto massimo dei 400 euro, assicurando che, anche se non scritto nero su bianco, a oggi è quello il valore di riferimento che viene applicato».