SENIGALLIA – Pur avendo un numero di prestazioni, posti letto e interventi da serie A, la cardiologia rischia la “retrocessione”. Lo suppone il Comitato cittadino per la difesa dell’ospedale che punta il dito contro, ancora una volta, la politica.
Il reparto di cardiologia dell’ospedale di Senigallia è come una squadra di calcio, sostengono i componenti del comitato: «è l’unica di Area Vasta 2 che rispetta i requisiti previsti in termini di dimensioni avendo 20 posti letto di degenza più 6 di terapia intensiva (Utic); l’unica con volumi di prestazioni per infarti acuti del miocardio superiori ai 100 all’anno; l’unica che ha anche l’ambulatorio pacemaker, tra i primi 5 della regione, con 102 innesti a ottobre 2018».
Nonostante questi risultati, nel reparto di cardiologia sarebbero attivi per vari motivi solo sei medici. Le cause? Tra malattie, gravidanze e pensionamenti è rimasta la metà dei 12 previsti, ampiamente al di sotto del numero ottimale per la gestione del reparto o per un’adeguata turnazione che non esponga pazienti e medici a rischi.
«Ora va bene tutto – concludono da Senigallia – ma di fronte a queste criticità sulla cardiologia segnalate dal Comitato, conosciute da tutti i politici locali e regionali e dai direttori, nominati dai politici locali e regionali, è mai possibile che non si prendano i provvedimenti dovuti? O tutto fa parte di una strategia che punta, come sosteniamo da tempo, a indebolire l’ospedale di Senigallia per incentrare tutto sull’ospedale unico provinciale, magari prima Jesi e poi l’Inrca (Istituto Nazionale Riposo e Cura per Anziani)?».