SENIGALLIA – Il covid hospital di Civitanova Marche darà l’ultimo colpo, quello fatale, alla sanità regionale e di Senigallia. A sostenerlo è Paolo Battisti, portavoce de “L’altra Senigallia con la sinistra”, il quale contesta la scelta, le modalità e la tempistica della struttura. Inizialmente prevista per l’inizio di aprile, poi si è slittati a metà mese, infine arrivati a maggio inoltrato, l’ospedale covid rappresenta per il portavoce de L’altra Senigallia con la sinistra l’ennesima mazzata a un sistema sanitario pubblico. Ma anche da Rosaria Diamantini, per “Senigallia Resistente” arrivano delle critiche al trend in atto da anni nelle Marche, fatto di tagli alle risorse e non solo.
Il sistema sanitario regionale, nell’ultimo decennio, ha perso 1175 posti letto e 13 ospedali periferici: quasi il 20% di ciò che esisteva nel 2010. Battisti si mostra scettico anche sul fronte personale: la struttura di Civitanova Marche (che nel frattempo da 100 è sceso a 84 posti letto in un periodo in cui le terapie intensive si svuotano) vedrà assunti operatori nuovi oppure assorbirà unità dalle altre strutture regionali?
La strada intrapresa a livello regionale (ma anche nazionale) che penalizza il sistema sanitario pubblico è pericolosa anche secondo Senigallia Resistente: l’esponente di punta della lista, Rosaria Diamantini, spiega che da tempo «il risparmio è un accantonamento volontario di risorse; in Italia ha una connotazione positiva, nelle Marche forse ancor di più, non per nulla molti sopravvivono oggi grazie ai risparmi e ai sacrifici delle generazioni precedenti. Ma i “risparmi” in sanità sono dei veri e propri tagli, ossia lacerazioni dolorose, ancor più quando non raggiungono l’obiettivo posto alla base della loro scelta».
Una critica dura che sfocia poi nell’attacco dell’ex consigliere comunale Paolo Battisti alle autorità politiche di Senigallia: dal sindaco Maurizio Mangialardi, all’ex senatrice Silvana Amati fino al presidente della commissione sanitaria regionale Fabrizio Volpini. Pronti, dice, a difendere il covid hospital ma non l’ospedale di Senigallia.
«Nel territorio di Senigallia, negli anni ’90, sono stati chiusi gli ospedali di prossimità per far diventare quello della spiaggia di velluto un polo di eccellenza. Poi, 7 anni fa, ci hanno detto che bisognava ragionare in termini di area vasta e quindi il nostro ospedale è stato ogni anno depotenziato con tagli drastici alle strutture e al personale. Poi, nel 2015, hanno chiuso 13 ospedali nelle Marche. Ora ci dicono che l’area vasta è obsoleta e per i casi particolari si deve puntare tutto su un polo di eccellenza come quello di Civitanova…. Fra 2-3 anni ci porteranno con l’aereo in Svizzera per una cataratta? Oggi nasce il covid hospital di Civitanova e si dà un altro colpo (forse mortale) agli ospedali del territorio come quello di Senigallia».