Senigallia

«Perché intervenire nell’emergenza se monitoravate gli argini da giorni? Non sono normali 8 rischi esondazione in 4 anni»

Il monitoraggio del fiume Misa contro il rischio alluvione c'era già, ma gli interventi sono partiti dopo la diffida e la pubblicazione sui giornali: come mai , si chiedono i residenti delle zone a rischio?

L'emergenza dei residenti della zona Molino Marazzana, affiancati dall'Unione nazionale Consumatori
L'emergenza dei residenti della zona Molino Marazzana, affiancati dall'Unione nazionale Consumatori

SENIGALLIA – «Se monitoravate da fine febbraio gli argini del fiume Misa, perché avete atteso di intervenire in zona Marazzana solo lunedì 5 marzo con lavori di somma urgenza, nonostante sapevate da tempo dell’allerta meteo e comunque dopo che vi è stata inviata una diffida ad intervenire pubblicata anche sui giornali?» È una delle tante domande, ma forse la principale, che il Comitato Alluvionati Misa e l’Unione nazionale consumatori rivolgono al primo cittadino di Senigallia, Maurizio Mangialardi, dopo la replica pubblicata su Centropagina.it

La questione dell’argine in uno stato di assoluta criticità in zona Molino Marazzana, a cui si aggiunge quello tra Vallone e Borgo Passera, rimane ancora al centro del dibattito senigalliese. «Non avevamo capito che stavate monitorando gli argini da fine febbraio, anche perché nessuno l’ha detto alla popolazione!»

Uno dei tanti problemi è infatti la mancata comunicazione ai cittadini dello stato degli argini, del monitoraggio e degli interventi programmati: l’erosione che si presenta molto pronunciata ed evidente in alcuni punti è causa di un malessere generalizzato in chi ha già ricevuto – non volendo – acqua e fango dentro casa.

Quelle citate, inoltre, sono zone in cui un’eventuale esondazione non causerebbe mezzo metro di allagamenti e quindi solo danni, ma oltre due metri, con seri rischi per l’incolumità delle persone. Ecco perché ogni volta che piove, i residenti sono terrorizzati.

Alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia

Ed ecco perché da sabato 3 marzo si sono mossi nel controllare lo stato degli argini e segnalando una situazione critica a cui è stata data una prima risposta solo lunedì 5 marzo, con i lavori di somma urgenza per tamponare un argine molto eroso di cui però l’amministrazione comunale (e di riflesso, quella regionale dopo apposita segnalazione dei vigili urbani) diceva di conoscerne lo stato già da giorni. Perché allora intervenire durante l’emergenza per oltre 7 ore (dalle 13 alle 20:30 di lunedì 5 marzo, in piena fase critica) se si poteva intervenire prima dato che il maltempo era già stato annunciato da giorni? Questa è un’altra delle domande che il comitato alluvonati, i residenti delle zone limitrofe (da Bettolelle a Borgo Passera, da Borgo Bicchia alla zona ex piano regolatore) e l’Unione nazionale consumatori rivolgono al sindaco Mangialardi.

«Dello stato critico al Vallone, però la città era completamente all’oscuro. Ma noi ricordiamo che dopo l’alluvione proprio Lei aveva annunciato che gli argini erano stati sistemati e la Città messa al sicuro o sbagliamo? Oggi gli argini del Misa sono sicuri o no? Se sono sicuri perché li monitorate? Non ci interessa polemizzare con Lei, ma non dimentichi mai che noi siamo gli alluvionati. Non vogliamo creare allarmismi: vogliamo però stare tranquilli e soprattutto, se esiste un problema nel Misa, vogliamo esserne oggi messi a conoscenza e non essere svegliati di notte per spostare le auto o fuggire ai piani alti delle case, perché c’è l’ennesima allerta alluvione».

L'argine del fiume Misa in località Molino Marazzana, a Senigallia
L’argine del fiume Misa in località Molino Marazzana, a Senigallia

Dopo la nota alluvione, dal maggio 2014 vi sono stati ben 8 rischi esondazioni, fatto mai verificatosi prima: «Lei ritiene questo normale? Avevamo letto sui media gli scorsi giorni che si lamentava delle lentezze degli altri Enti nell’intervenire per mettere in sicurezza il Misa: a proposito, qualcuno Le ha risposto per scavare alla foce del Fiume dopo la sua ordinanza del 2017?»

Sull’annunciato esposto in Procura, a cui Mangialardi ha detto di non volersi accordare alla moda perché rallenterebbe a livello burocratico ogni intervento, residenti e Unc replicano poi che è l’unico strumento che hanno per farsi ascoltare, sperando che gli Enti preposti mettano in sicurezza gli argini e con essi l’intero fiume Misa. «È solo l’esercizio del diritto a tutelare la salute dei cittadini, considerato ciò a cui siamo esposti con i continui rischi di esondazione».