SENIGALLIA – La prima necessaria opera per restituire sicurezza al territorio vallivo è quella di sistemare organicamente le aste fluviali che sono per chilometri e chilometri ancora intonse, selvagge ed invase. O peggio, se hanno visto dei lavori per mitigare il rischio idrogeologico, questi sono da rifare completamente. E’ la denuncia mossa dal “Comitato tra due fiumi – le imprese per il territorio”, un raggruppamento nato per riunire gli imprenditori della zona Zipa di Casine, a Ostra, che vede oggi al suo interno una molteplicità di soggetti tra cui imprenditori, commercianti, agricoltori e semplici cittadini.
L’allarme, rilanciato anche nei giorni scorsi, vuole riaccendere i riflettori sull’esigenza di sistemare argini e letti dei fiumi Misa e Nevola prima che sia troppo tardi, prima cioè che un nuovo disastro colpisca – sarebbe la terza volta in pochissimo tempo – il territorio vallivo. «Serve un’opera di ripulitura ed estrazione dei cumuli, isole e penisole, delle vere e proprie spiagge di breccia all’interno dei fiumi – spiega Andrea Morsucci, presidente del Comitato – tra l’altro assolutamente irrisoria nei costi rispetto alle grandi progettazioni. Occorre che le acque tornino a scorrere in alvei della larghezza e profondità originaria, che si sarebbe potuta conservare semplicemente effettuando l’ordinaria manutenzione dei corsi d’acqua».
La segnalazione ha sortito un primo effetto: proprio sul fiume Misa si concentreranno i prossimi sforzi, non solo per quanto riguarda la costituenda passerella ciclopedonale, ma anche in tema di dragaggio: la settimana prossima dovrebbero partire i lavori per l’escavo del letto del Misa nel tratto centrale che attraversa la città. Opera richiesta con forza anche nell’entroterra, dove i comitati temono esondazioni a causa dei detriti presenti ormai da mesi che potrebbero deviare il corso dell’acqua facendola fuoriuscire dagli argini.