SENIGALLIA – Dopo la nomina del mese scorso, sono stati ufficialmente presentati alla città i nuovi primari che andranno a dirigere i reparti di ortopedia-traumatologia, chirurgia, rianimazione e gastroenterologia di Senigallia e della cardiologia e patologia clinica di Jesi. Sei figure apicali di cui l’area vasta 2 aveva bisogno per tamponare situazioni che si protraevano da tempo e su cui sia i vertici Asur che il mondo politico hanno espresso grande soddisfazione.
La presentazione è avvenuta nella mattinata di venerdì 11 giugno nell’aula didattica dell’ospedale di Senigallia, lo stesso ospedale finito al centro di numerose critiche in questi anni. L’Asur e la Regione hanno voluto dare un segnale di fiducia nel futuro grazie alle determine del direttore dell’Area Vasta 2, Giovanni Guidi, di venti giorni fa con cui sono stati nominati. Lo stesso Guidi ha voluto rimarcare come questo sia il «risultato della programmazione delle attività che in un anno e mezzo ha visto ha visto nominare diversi primari per recuperare una serie di carenze». Tra le criticità ancora da risolvere c’è quella dell’emergenza-urgenza e del pronto soccorso per cui si trovano grandi difficoltà nel reperire i professionisti: «per questo stiamo lavorando, per cercare di mantenere il livello più alto possibile di qualità del servizio».
Il nuovo direttore per i prossimi cinque anni della struttura ortopedia e traumatologia di Senigallia è il dott. Marco Agostinelli: il medico anconetano, classe 1957, si è detto «molto orgoglioso» per essere stato nominato qui dove iniziò la sua carriera come assistente ortopedico nel 1990 e dove ha svolto anche l’incarico di facente funzione negli ultimi tre anni, impegnandosi perché vi fosse sia un «recupero della centralità di tale disciplina medica sia un rilancio dell’ospedale cittadino».
Alla guida della chirurgia è stato scelto Fabrizio Corinaldesi: per il 61enne di Senigallia è «un’emozione poter ricoprire questo ruolo nella città in cui sono nato, dove ho parenti e amici». Per il futuro ha già le idee chiare: «Cercherò di mettere il paziente al centro grazie a un progetto multidisciplinare, già avviato in collaborazione con la responsabile della rianimazione, che andrà a ridurre le complicanze post operatorie».
La terza nomina è quella del dott. Antonio Di Sario, direttore dell’unità operativa complessa di gastroenterologia. Classe 1963, originario di Pescara, il medico endoscopista si è detto «molto contento perché vedo che c’è entusiasmo. Qui c’è un bel gruppo di colleghe che ho contribuito in prima persona a formare, so quindi che lavorano molto bene, e son convinto che si potrà fare un buon lavoro».
Pochi mesi fa erano stati nominati anche i primari dei reparti di ostetricia e ginecologia, Mario Massacesi, e di anestesia e rianimazione, Cristina Scala. Proprio quest’ultima ha voluto sottolineare l’intesa con i colleghi che si è creata subito e a cui ha voluto portare il proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze maturate in giro per l’Italia e la Francia. Anche per lei è un ritorno, dopo 20 anni, nella città natale, tanto da vedere l’incarico come un «servizio alla comunità che ha curato la mia famiglia».
Per quanto riguarda Jesi, a dirigere la cardiologia ci sarà il dott. Pietro Scipione, medico di scuola romana che fino a poco fa era a capo della cardiologia fabrianese, mentre alla patologia clinica jesina è stata scelta Francesca Brecciaroli che da trenta anni vi presta servizio e che, da facente funzioni, ha già avviato un percorso di riorganizzazione del reparto, assieme all’azienda, su lavoratori e strumenti volto al miglioramento del servizio all’utenza.
Ai sei nuovi primari è andato il saluto di Stefania Mancinelli, direttrice del presidio ospedaliero unificato dell’area vasta 2, che ha ammesso come su di loro ricadano molte aspettative, e della direttrice generale dell’Asur Nadia Storti: «Passiamo il testimone a professionisti di valore che lavoreranno su due direttive importanti. La prima è quella di fare squadra, perché solo così riuscirete a raggiungere i risultati prefissati; la seconda è quella di ricordarsi che la squadra lavora dentro un ospedale, non da sola e quindi non deve essere chiusa nel vostro reparto, così come l’ospedale sta dentro un presidio unico dell’area vasta e dentro un’azienda che guarda a tutta la regione. L’ospedale di Senigallia ha dato in questo anno e mezzo – prosegue la dirigente Nadia Storti – un segnale di tenacia, di forza e di volontà anche nei momenti più bui: qui si è arrivati anche a 90 posti letto covid in una struttura così piccola. Quindi vuol dire che dentro questo ospedale ci sono forza e capacità da far crescere. Se i professionisti da fuori tornano a lavorare a Senigallia vuol dire anche che abbiamo le potenzialità e sta a noi farle sviluppare. Ora si apre la nuova fase nella guerra contro il covid, quella di recuperare ciò che la pandemia ci ha costretto a fermare nel rispetto delle priorità per dare risposte concrete ai cittadini».
Dal canto suo il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti ha espresso «grande soddisfazione perché vengono ricoperti ruoli importanti. Ciò significa che l’ospedale funziona e che ha futuro. Il territorio conta circa 85 mila utenti durante l’inverno ma triplica d’estate, quindi quello di oggi non può essere un punto di arrivo ma di partenza: non ci dobbiamo dimenticare le criticità strutturali e di personale. Ho fiducia nei prossimi interventi che Senigallia attende da tempo, una battaglia di democrazia».
L’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini, ha rimarcato la necessità di «dare tante risposte a un territorio che ha vissuto anni di tagli a causa del debito pubblico altissimo». Tra queste ci sono proprio i primari e i medici: «non è vero che la sanità pubblica delle Marche abbia pochi medici, anzi, se guardiamo al rapporto con la popolazione siamo allo stesso livello di Toscana, Umbria ed Emilia Romagna. Noi però ci dobbiamo misurare con le risorse che abbiamo e i dirigenti devono fare altrettanto, lavorando assieme come fa il presidio unico tra Senigallia, Jesi e Fabriano: non si può più ragionare per campanilismi» conclude l’esponente della giunta regionale.