SENIGALLIA – Si sorride, si riflette, poi si torna a ridere di gusto di fronte a “Il Mercante di Monologhi” che altri non è che Matthias Martelli, attore nato a Urbino nel 1986, che ha conquistato sabato e domenica sera il pubblico del piccolo Teatro del Melograno, un gioiellino fucina di tante belle idee e originali progetti.
Martelli ha messo in scena, accompagnato dalle musiche eseguite dal vivo da Matteo Castellan, una galleria di personaggi surreali e grotteschi che delineano la società odierna con le sue degenerazioni ed i suoi eccessi. L’attore lo ha fatto partendo da lontano, dal carretto greco di Tespi per sottolineare che ogni luogo può divenire un teatro e poi passando per i giullari medievali e per Ruzzante fino a giungere al suo autentico maestro, Dario Fo, omaggiato a più riprese nel corso di uno spettacolo divertente e convincente che colpisce alla pancia e poi conquista il cuore, parafrasando Moliere: “ti si spalanca, nella risata, la bocca, e con la bocca anche il cervello e nel cervello entrano i chiodi della ragione”.
Martelli si è cambiato solo la giacca ma con una gestualità davvero ricca e rigogliosa, che accompagna sapientemente la parola e il testo, ha presentato via via il politico retorico, cialtrone e demagogo, lo studioso antropologo che sproloquia di tutto ma alla fine fa riflettere seriamente sulle difficoltà che in Italia incontra il mondo della ricerca, don iPhone che evidenzia l’eccessivo utilizzo della tecnologia che sta cambiando radicalmente le nostre vite. E poi l’elogio della lentezza, ispirato al Pensiero Meridiano di Franco Cassano, per “amare le soste per guardare il cammino fatto, essere lenti come un vecchio treno di campagna, come chi va a piedi e vede magicamente aprirsi davanti a sé il mondo. Bisogna essere lenti: solo così saremo capaci di vivere fino in fondo l’istante più importante della nostra vita. Questo!”. Applausi meritati alla fine per Martelli e Castellan e per uno spettacolo originale e mai banale.