Senigallia

Senigallia si mobilita per l’Ucraina: appelli alla pace, preghiere, raccolta cibo e medicinali

Le terribili notizie che provengono dall’est Europa hanno portato a una netta presa di posizione anche del mondo cattolico, sociale e politico: «La storia insegna che la guerra non è utile ma lascia conseguenze drammatiche»

jet, missili, guerra, pace. Foto da Pixabay.com

SENIGALLIA – È un accorato appello alla pace quello che si alza dalla spiaggia di velluto, così come da molte altre città italiane, perché cessino immediatamente le ostilità in Ucraina. Non solo la Diocesi e la Caritas sono intervenute per ribadire come l’unica strada da percorrere sia quella della pace: anche la scuola di pace “V.Buccelletti” e alcuni esponenti della politica hanno voluto sostenere il “no” convinto alla guerra.

Il primo segnale c’era stato due giorni fa: durante il consiglio comunale, alcuni membri dell’assemblea senigalliese erano scesi in piazza Roma per aderire all’iniziativa della scuola di pace che aveva invitato ad esporre la bandiera multicolore. Era stato solo il primo tentativo di sensibilizzare i presenti in centro storico dell’importanza di rifiutare la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti tra le nazioni.

Poi è arrivato il messaggio di papa Francesco: «Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina», accompagnato dall’invito a una giornata di preghiera e digiuno per la pace per il prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri. Invito a cui aderirà la Diocesi senigalliese. «Il respiro ritrovato, dopo i terribili anni di pandemia che speriamo terminati, è durato lo spazio di qualche giorno: la guerra è tornata in Europa (trent’anni fa ha devastato l’ex Jugoslavia, nel mondo, in tanti luoghi, non è mai sparita), siamo di nuovo impauriti, impotenti e disorientati di fronte a questa follia devastante. Il vescovo Franco, la chiesa senigalliese, in questo drammatico frangente, esprimono inoltre grande vicinanza alle cittadine e ai cittadini ucraini che vivono nel nostro territorio. Sappiamo bene quanto la loro presenza, in tante famiglie, nei luoghi del lavoro e dell’assistenza, sia preziosa e significativa. La loro ansia, la loro incertezza trovino accoglienza e solidarietà nella nostra comunità. Nella complessità degli eventi odierni, la nostra piccola voce vuole dire con fermezza che l’unica strada da percorrere è quella della pace e del sentirsi ed essere una sola famiglia umana». Prima del 2 marzo, le parrocchie di Senigallia promuovono un momento di preghiera nella cattedrale in piazza Garibaldi, che si terrà oggi stesso, giovedì 24 febbraio, alle ore 19.

Anche Caritas Senigallia si unisce all’appello di Caritas italiana per fermare una guerra che stamattina ha tristemente svegliato tutto il mondo. Inoltre dà il massimo sostegno alle numerose donne ucraine che lavorano con gli anziani, svolgendo un lavoro prezioso di cura, e che oggi sono spaventate e terrorizzate per le sorti della propria famiglia in Ucraina. «In questo momento difficile c’è un grande bisogno di unità e di sostegno, abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli»: queste le parole del direttore di Caritas Spes Ucraina dopo il precipitare degli eventi e l’attacco da parte della Russia. 

«Rilanciamo anche noi un appello alla solidarietà: molti civili sono e saranno sempre più coinvolti nei bombardamenti – spiegano dalla Caritas senigalliese – che stanno colpendo diverse città del Paese. C’è molta preoccupazione per l’enorme numero di profughi che sta tentando di lasciare le proprie città e le proprie case, per trovare riparo in altre zone dell’Ucraina o nei Paesi confinanti. Vediamo enormi colonne di cittadini in fuga con le loro auto dalle principali città, inclusa la capitale, Kiev».

Nel frattempo si è subito mobilitata la catena della solidarietà: la Caritas in Ucraina sta cercando di raggiungere quante più persone possibili. I 19 centri presenti su tutto il territorio hanno necessità di rifornimenti e attrezzature per rispondere all’attuale emergenza. In particolare servono: generi alimentari, prodotti per l’igiene e medicinali. Per questo Caritas italiana si è attivata per fornire aiuti ai bisogni più urgenti e ha avviato una raccolta fondi per sostenere gli interventi di assistenza umanitaria ed emergenziale. Resta prioritaria anche la fornitura di acqua potabile, così come la distribuzione di materiale per garantire il riparo e il riscaldamento delle famiglie, considerate le rigide temperature invernali.

Sul fronte politico, il Partito Democratico di Senigallia usa le stesse parole del suo segretario, Enrico Letta, per esprimere una «condanna senza ambiguità per l’aggressione subita dall’Ucraina». Questa è la prima occasione, spiegano, dopo la seconda guerra mondiale, che uno stato sovrano aggredisce un altro stato sovrano. «La brutale aggressione voluta da Putin, giustificata da pretesti inaccettabili, vuole riportare l’Europa indietro nel tempo, quando i conflitti venivano “risolti” con invasioni, deportazioni e genocidi». 

«Il rischio di una guerra mondiale, che inizia da noi in Europa, è diventato reale – intervengono da Diritti al Futuro con un’accusa ben diretta: Putin è responsabile di questa guerra perché ha mosso i carri armati, è entrato in un altro Paese violando gli accordi e, per primo, ha dato ordine di sparare. Ma questa guerra è anche figlia dell’espansionismo verso Est della Nato, che ha approfittato della giovane democrazia delle ex repubbliche baltiche, desiderose di aver guadagnato l’indipendenza dalla grande madre Russia, per riempire di missili i paesi dell’ex Patto di Varsavia, fornendo alibi al neo imperialismo di Putin. Dov’erano i Governi Europei mentre tutto questo avveniva? Da un lato stringevano accordi e costruivano infrastrutture per il gas dipendendo sempre più dalla Russia e dall’altro accettavano o condividevano la politica della Nato contro la Russia. Una strategia mossa dall’utile, ma miope e folle che ha prodotto il fallimento sotto i nostri occhi. Ora chi riuscirà a fermare la guerra?».

Di «paura, senso di impotenza e disorientamento di fronte a un atto di forza drammatico, ingiustificato e ingiustificabile parla Stefania Pagani, Vola Senigallia, ma non possono lasciarci immobili: abbiamo l’obbligo morale e civile di schierarci con forza facendo nostre le parole dell’Articolo 11 della Costituzione Italiana “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Non chiudiamo gli occhi e non ci voltiamo di fronte ai volti di chi soffre per atti di forza terribili. Ci impegniamo con tutte le nostre forze per individuare e percorrere l’unica via possibile per il bene dell’umanità intera: quella della pace».

La risoluzione non potrà arrivare però attraverso le armi: «La reazione dovrà essere esclusivamente diplomatica e mirata alla conclusione del conflitto nei tempi più brevi. Dobbiamo manifestare con tutte le possibili iniziative pacifiste e non violente contro questo conflitto e trovare il modo di aiutare la popolazione civile; perché alle giuste e pesanti sanzioni economiche decise dall’Unione Europea si devono aggiungere aiuti concreti per chi fugge dai luoghi di guerra, per chi perde la propria casa, per chi vive lutti e disperazione. Ogni volta che si apre un conflitto armato chi ne subisce le conseguenze più gravi sono proprio le popolazioni civili che rimangono inermi in balia degli eventi, che vivono sulla propria pelle le conseguenze più drammatiche. La storia ci ha insegnato – concludono dal Partito Democratico di Senigallia – che la guerra non è mai stata utile, né per “esportare la democrazia” né per risolvere i conflitti tra paesi, ma ha invece lasciato sempre conseguenze drammatiche e difficilmente cancellabili».