SENIGALLIA – Verranno riattivati dal primo novembre 2019 i 6 posti letto di degenza ordinaria dell’unità operativa di gastroenterologia senigalliese, che tornerà dunque a regime dopo il piano ferie estivo che aveva costretto allo stop ai ricoveri. Lo ha annunciato la direzione del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 2.
Quella che sicuramente è una buona notizia per l’ospedale cittadino e soprattutto per gli utenti senigalliesi, è però condita da un’altra importante informazione. «In aggiunta a questi posti letto, permangono i 7 posti letto di degenza diurna attivati lo scorso 3 giugno» si legge infatti in una nota stampa della dr.ssa Stefania Mancinelli, direttrice del presidio ospedaliero di Senigallia.
Frase che ha provocato la reazione del Tribunale del Malato – sezione “C.Urbani” di Senigallia. «Non è vero nulla – tuona Umberto Solazzi, referente del TdM – perché al posto dei 12 letti eliminati nell’aprile 2018 nell’unità operativa di gastroenterologia diretta dal dr. Eugenio Brunelli era stato lasciato solo un letto tecnico, un posto per il ricovero diurno. Di fatto non era più possibile effettuare ricoveri ordinari per mancanza degli infermieri, ma solo attività ambulatoriale. Ora la riattivazione dei 6 posti letto è sicuramente una buona notizia, anche se ancora non abbiamo visto la determina e con i tempi che saranno necessari a livello organizzativo, ma dei sette di cui parla la direzione senigalliese ad oggi 23 ottobre non v’è traccia e, in base alle informazioni in nostro possesso, non v’era traccia nemmeno prima».
Solazzi passa poi a delle osservazioni di carattere generale: «Da anni è in atto un depotenziamento dell’ospedale cittadino che passa attraverso la riduzione dei posti letto, la mancata nomina di alcuni primari, l’accorpamento dei reparti o l’impossibilità di effettuare ricoveri. Non è in atto la chiusura, ma un progressivo smantellamento. Ora, a chi giova tutto questo non lo so: so solo che, giusto per fare un esempio, Senigallia ora ha più facenti funzione che primari, il che si traduce con una mancata rappresentatività della nostra zona nelle riunioni direttive».