SENIGALLIA – Una raccolta firme è stata avviata per far riposizionare lo striscione su Giulio Regeni sulla facciata del municipio di Senigallia. Nei giorni scorsi infatti c’è stata la rimozione da parte dell’amministrazione comunale targata Olivetti dello striscione giallo con la scritta “Verità per Giulio Regeni”, posizionato dalla precedente giunta Mangialardi. La mossa ha dato subito il via alle polemiche, prima sui social, poi sulla stampa e infine a una petizione on line diretta al primo cittadino senigalliese.
A dare il via all’iniziativa sulla nota piattaforma Change.org è stato il consigliere comunale di Diritti al Futuro Enrico Pergolesi. «Reputiamo che questa vicenda sarebbe ridicola, se non riguardasse la memoria di un nostro connazionale così tragicamente scomparso» si legge nel testo della raccolta firme. «Per cui chiediamo al sindaco Massimo Olivetti di spiegarci il nesso logico fra rimuovere il drappo per Giulio e invitare il Governo ad un maggiore impegno sulla vicenda; di riposizionare subito un nuovo striscione “Verità per Giulio Regeni” sulla facciata del palazzo comunale di Senigallia almeno fino a quando non verrà fatta piena luce sulle responsabilità della tragica e ingiusta morte del giovane ricercatore italiano».
Pergolesi e il gruppo di Diritti al Futuro che ha promosso l’iniziativa della raccolta firme on line per far ripristinare lo striscione su Giulio Regeni spiega inoltre che «le lettere finiscono nel cassetto», riferendosi alla missiva che il sindaco Olivetti ha scritto al premier Conte e al ministro degli esteri Di Maio. «Gli striscioni sventolano all’aria aperta per ricordare alle istituzioni e alle comunità che la storia di Giulio Regeni è la storia della “meglio gioventù” di questo paese, che non va infangata da nessuno».
Sulla vicenda, oltre alle consigliere di Vola Senigallia Stefania Pagani e del Pd Margherita Angeletti, era intervenuto anche il coordinatore di “L’altra Senigallia con la sinistra” Paolo Battisti: quest’ultimo non aveva risparmiato critiche né al centrosinistra per gli interventi dei suoi esponenti cittadini né all’amministrazione Olivetti per «l’orribile figura» fatta con la rimozione dello striscione su Giulio Regeni.
Ora interviene anche il gruppo politico di Senigallia Resistente. Con una nota viene additato il presidente del consiglio comunale Massimo Bello come responsabile di un modo di far politica poco trasparente, dove viene «mostrato solo quel che è più confacente alla propria parte, senza accennare a tutti quei passaggi intermedi che caratterizzerebbero in modo palese il lavoro dei nostri amministratori. Dall’amministrazione Olivetti ci aspettiamo qualcosa di più vicino alla trasparenza ed alla condivisione, come promesso in campagna elettorale».
«Quello striscione – spiega la coordinatrice di Senigallia Resistente Rosaria Diamantini – è la testimonianza che tutti gli italiani, almeno i residenti dove questo è esposto, vivono empaticamente con i genitori di Giulio, che potremmo essere ognuno di noi con un figlio che studia all’estero, e che per le sue capacità, il suo merito e le sue doti è stato punito con la morte, e non una morte normale, una tortura da parte di istituzioni nazionali riconosciute, quelle egiziane. Qui non c’è colore politico e nazionalismo, qui c’è un’atrocità commessa su di un essere umano che stava portando luce nel buio di soprusi dei diritti sociali e sulla mancanza di democrazia, cosa che di certo questo paese non conosce. Il suo operato trattava di sindacato, quindi lavoro, ciò che dà dignità all’essere umano singolo e nella sua condizione familiare/collettiva. Vedere quello striscione significava sapere che Senigallia provava sdegno, rabbia e pretesa di giustizia. Poi certo si può pensare ad altre forme, ma quella era una manifestazione di rifiuto per tutto ciò che era successo e di comunione con coloro che sono stati colpiti da questo, che non sono solo i genitori di Giulio, a cui ovviamente va tutta la nostra vicinanza, ma a tutte quelle persone che Giulio stava aiutando a crescere nella resistenza, nella democrazia e nella giustizia».