CORINALDO – L’unione dei comuni ha fatto discutere durante la fase di approvazione dell’atto costitutivo e lo farà ancora. Alcuni consiglieri di opposizione dei sette comuni della vallata Misa-Nevola si sono incontrati al fine di parlare delle criticità emerse con l’approvazione dello statuto dell’Unione Le Terre della Marca Senone.
Statuto in cui, come afferma l’ex candidato sindaco di Corinaldo, Luciano Galeotti, viene messo nero su bianco tutto lo sbilanciamento a favore di un solo comune, Senigallia. «Ciò che è veramente raccapricciante e incomprensibile – spiega Galeotti – è il perché la decisione di giungere a un’unione di ben sette comuni non sia stata resa pubblica; il perché i cittadini siano stati tenuti all’oscuro di tutto così come, ancor più grave, i loro stessi rappresentanti nei vari consigli comunali».
Al centro delle critiche c’è la posizione di «indiscutibile predominanza» di Senigallia sugli altri comuni sia in sede politica che in quella amministrativa. «Come consiglieri del comune di Corinaldo siamo rimasti sbalorditi dalla presenza in un atto quale uno statuto di tante incongruenze antidemocratiche, vorremmo dire vessatorie. Ha inoltre dell’inconcepibile che nessuno dei sindaci dei sei comuni coinvolti, tralasciando chiaramente il comune promotore, abbia opposto una benché minima “resistenza” od opposizione, abbia proposto qualche emendamento, abbia detto no all’Unione dei comuni: tutti si sono inchinati a un potere supremo, a un’autorità superiore».
Predominanza già evidente dal nome stesso dell’unione dei comuni: Le Terre della Marca Senone, che si può tradurre chiaramente in «il Territorio del Signore di Senigallia, in aperta contraddizione ai principi del medesimo Partito Democratico, attore principale ed indiscusso in questa vicenda».
Altro punto debole, secondo Galeotti e i consiglieri di “In movimento – Corinaldo c’è”, è il fatto che non possano essere sottoposti a referendum né lo statuto, né le integrazioni o le modifiche allo stesso. «La popolazione non ha alcun peso, l’opinione dei cittadini non conta: bell’esempio di democrazia. Non è possibile, secondo quanto stabilito, proporre un referendum per abrogare l’Unione. E ai comuni che volessero uscire da questa unione, dopo una trafila che quanto meno dura un paio di anni, in pratica non viene restituito quanto apportato in risorse, in beni mobili ed immobili».
Insomma uno statuto che presenta troppe criticità secondo i consiglieri di opposizione di alcuni comuni coinvolti nel progetto di unione dei comuni “Le Terre della Marca Senone”. Conclude Galeotti: «Abbiamo suggerito un intervento in sede giudiziale perché questo statuto ha scavalcato troppe normative e molti principi costituzionali per non essere additato come un atto illecito da annullare. L’insieme degli articoli dello statuto che regola questa pseudo-unione va quanto meno rivisitato».