Senigallia

Senigallia, il turismo balneare è ancora il primo traino per la città

Per dare modo di svilupparsi il turismo balneare ha bisogno di meno paletti e più investimenti. L'intervista al presidente regionale Oasi-Confartigianato Filippo Borioni

L'estate a Senigallia: una distesa di ombrelloni sulla spiaggia di velluto con vista del Conero
Immagine di repertorio

SENIGALLIA – La spiaggia di velluto e il mare rimangono il traino per la città di Senigallia. Il turismo balneare è ancora la prima leva per l’economia cittadina ma ci sono troppe variabili su cui manca una programmazione seria che possa far andare ancora meglio le cose. Certamente il meteo non è tra quelle controllabili, ma per quanto riguarda la promozione all’estero, la concertazione con gli operatori, gli interventi urbanistici, i regolamenti demaniali, i servizi ai turisti si può fare ancora tanto.

A sostenerlo è Filippo Borioni, titolare dello stabilimento balneare Bagni 77 a Senigallia e presidente regionale di Oasi-Confartigianato.

Filippo Borioni
Filippo Borioni

Facciamo il punto della situazione turistica, ormai a metà stagione.
«Diciamo che è ancora presto per dire se sarà una stagione turistica positiva o meno, anche perché il grosso delle prenotazioni per quanto riguarda gli stabilimenti balneari è per il mese di agosto, in cui si concentra quasi l’85% degli affari. Finora possiamo giudicare solo parzialmente: in base alle sensazioni degli operatori, senza quindi numeri di supporto, possiamo dire che la stagione sembra procedere bene».

Certo è che se piove ad agosto, qualche guaio c’è…
Il meteo incide parecchio e non potrebbe essere altrimenti. Un mese come agosto, in cui si concentrano gli arrivi e le prenotazioni, rischia in caso di maltempo di rovinare molte famiglie. Molti si affidano alle previsioni ma vorrei solo far notare che oltre due/tre giorni non sono attendibili: è come tirare la monetina. Quindi occhio alle informazioni che circolano».

Cosa rende attrattiva Senigallia nei turisti che cercano le migliori mete per le proprie vacanze?
«Sicuramente il mare e la spiaggia fanno la parte del leone, ma sono sempre di più i turisti che cercano i servizi, innovativi e di qualità. Questo discorso vale sia per gli stabilimenti balneari che per le altre tipologie di imprese connesse al turismo e alla ricettività, ma anche per la stessa città: sicuramente un turista è spinto a tornare dove ha trovato per esempio possibilità di noleggiare le attrezzature, una buona rete ciclabile, un’accoglienza gentile e professionale».

Quali i paletti che, in chiave imprenditoriale, impediscono o limitano lo sviluppo dell’accoglienza turistica?
«Tenendo sempre conto che sopra le nostre teste c’è una spada di Damocle chiamata direttiva Bolkestein, dobbiamo lavorare per modificare alcune regole e permettere agli operatori di investire nei servizi. Non si tratta di consentire condomini in cemento, ma solo di aprire anche in altri periodi dell’anno o migliorare gli stabilimenti, alcuni fatiscenti, anche in base alle mutate esigenze del turismo».

Negli ultimi giorni è riemersa la questione della sicurezza, sia degli operatori, sia degli utenti: cosa ne pensate?
«Ovviamente noi operatori siamo i primi a rischiare ogni notte o ogni mattina di essere aggrediti o di vederci vandalizzati gli stabilimenti da qualche ubriaco. E non è possibile andare avanti così, né possiamo solo sperare che non accadano fatti più gravi come a Rimini. Bisogna rafforzare la presenza di vigilanti o polizia municipale sulle spiagge, però non deve ricadere solo sugli operatori: noi già paghiamo il servizio di salvataggio ma la questione sicurezza interessa tutti e tutti paghiamo le tasse perché ci venga garantita l’incolumità o di lavorare serenamente».

Quindi, oltre alla questione dei regolamenti, come migliorare l’attrattività di una città turistica come Senigallia?
«Per prima cosa dobbiamo secondo me fare rete: solo così possiamo ottimizzare gli sforzi fatti da più categorie per esempio nella promozione turistica. Però non sempre avviene: all’incontro col prefetto dove si è parlato di sicurezza nelle spiagge non erano stati invitati gli operatori balneari. Dobbiamo lavorare per rafforzare la promozione sia nelle fiere che sul web e intercettare i flussi di turisti stranieri che si muovono anche in bassa stagione. Sempre in chiave destagionalizzazione, dobbiamo ripensare alcuni eventi perché non portino gente in periodi dove la spiaggia si riempie da sola. E poi ovviamente, i servizi: con Oasi Confartigianato abbiamo lavorato a un bando per l’accessibilità delle spiagge, ma dalla Regione sono stati stanziati solo 200 mila euro per tutta la fascia costiera: troppo poco!».