MONTEMARCIANO – Dopo la notizia del sequestro degli oltre 850 cani di razza chihuahua, maltese e barboncino dall’allevamento a Trecastelli, in provincia di Ancona, arriva la netta condanna di Legambiente. Antonino Morabito, responsabile nazionale Cites, Fauna e Benessere animale di Legambiente, e Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche, intervengono con parole dure nei confronti dell’allevamento definito «lager».
I due responsabili Legambiente sono voluti intervenire sulla questione innanzitutto ringraziando «vivamente la Procura della Repubblica e i Carabinieri Forestali che hanno coordinato le attività, nonché l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise» che, insieme ai volontari delle guardie zoofile hanno messo in atto il sequestro degli animali. La metà di essi è malata di Brucella canis, la brucellosi canina, zoonosi infettiva trasmissibile anche all’uomo, dovuti secondo gli inquirenti alle condizioni igieniche e molti erano chiusi dentro trasportini accatastati gli uni sugli altri o in contenitori in plastica.
Una situazione molto precaria che Morabito e Pulcini non esitano a ricondurre a «una gestione assurda e dalle implicazioni gravissime per la salute degli animali e dell’uomo»: quello di Trecastelli sarebbe il più imponente focolaio europeo di brucellosi canina. Soltanto lo scorso luglio l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, accreditato quale Centro di referenza nazionale per la brucellosi canina, aveva pubblicato il documento tecnico che illustra quanto pericolosa sia la brucellosi canina e quanto difficoltosa risulti la gestione di questa zoonosi.
«Offriamo quindi tutto il nostro aiuto e il nostro supporto alle istituzioni – sottolinea Legambiente – e, grazie all’opera volontaria e appassionata dei nostri soci e volontari e alla rete di relazioni da noi intessute sul territorio, ci mettiamo a disposizione delle autorità competenti, convinti che la priorità assoluta debba essere rivolta alla salute degli animali e delle persone, per prenderci cura dei cani – concludono – e scongiurare il rischio di un’ulteriore diffusione della malattia e di nuovi contagi».