SENIGALLIA – L’ex Questore di Foggia Piernicola Silvis ha aperto ieri al Palazzetto Baviera la rassegna “Ventimilarighesottoimari in giallo”. “Formicae” è un thriller ambientato in Puglia, libro con cui ha debuttato una nuova casa editrice, la SEM, Società Editrice Milanese, marchio fondato da Riccardo Cavallero (quasi trent’anni di esperienza internazionale nell’editoria) e Mario Rossetti (innovatore di professione, tra i fondatori d Fastweb). In abito scuro Silvis è tornato in città, dove ha lavorato come dirigente nel Commissariato di Senigallia dal 1997 al 2002. Poi è stato capo di gabinetto della questura di Ancona, vice questore vicario di Macerata e questore di Oristano. “Formicae” è il suo quarto libro, dopo Un assassino qualunque (2006), L’ultimo indizio (2008) e Gli anni nascosti (2010). I suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue. Oggi ospite della rassegna il regista Pupi Avati.
Lei si sente più scrittore o poliziotto?
«Un poliziotto in pensione che fa lo scrittore. Mi è sempre piaciuto scrivere, ma non volevo che un hobby si trasformasse in un lavoro».
Com’è cambiato il genere noir in questi anni?
«È un genere che non muore mai. Alla gente piace leggere storie di dolore, piace avvertire il dolore, ma con la consapevolezza che non si tratta del proprio. Non necessariamente nel noir debbono esserci i poliziotti, in questo si distingue dai soliti polizieschi e la storia del romanzo, soprattutto negli ultimi anni deve essere avvincente».
E per quanto riguarda il cinema?
«Per il cinema è diverso, si è evoluto tantissimo, grazie agli effetti speciali che hanno cambiato il modo di fare un film, soprattutto nel genere noir».
Lei ha parlato di criminalità organizzata, le sue dichiarazioni sono state pubblicate da giornali, hanno fatto il giro del web, non ha paura?
«Un po’ si, è un mondo che conosco molto bene, ma sono pur sempre un ex poliziotto e come tale un servitore dello stato. Per combattere bisogna conoscere, non possiamo continuare a fare finta di nulla. La criminalità organizzata esiste».
Lei ha lavorato per anni nelle Marche, qui c’è la criminalità organizzata?
«Fin quando ci sono stato io no, mi sento di escluderlo. Qui rapine, scippi, sono opera spesso di extracomunitari, a differenza del sud, dove le estorsioni e il pizzo sono all’ordine del giorno».