SENIGALLIA – I comitati a difesa dell’ospedale di Senigallia escono allo scoperto contro le dichiarazioni del primo cittadino Maurizio Mangialardi, responsabile – è l’accusa – di aver proferito nell’ultimo Consiglio Comunale del 5 settembre frasi sprezzanti e canzonatorie contro i cittadini che si sono mobilitati per la sanità pubblica. Quella stessa sanità e quel diritto alla salute «disconosciuti e calpestati da decenni di politiche sanitarie distruttive ad ogni livello: nazionale, regionale e locale».
«Ci chiediamo – scrivono il ‘Comitato Cittadino a difesa dell’Ospedale di Senigallia’, il ‘Comitato a difesa dell’Ospedale di Senigallia e del diritto alla Salute’ e il ‘Gruppo di informazione sull’Ospedale di Senigallia’ – come possa un sindaco che si definisce di tutti, che a suo dire agisce per il bene della cittadinanza, denigrare quei suoi stessi cittadini che intendono farsi parte attiva di un processo partecipativo, e che vengono invece percepiti come ostacolo al lavoro istituzionale».
Avrebbe potuto – rinfacciano i comitati al primo cittadino – optare per un confronto tra i comitati, gli operatori sanitari e le associazioni di settore, magari con un Consiglio Comunale allargato. Ma l’aver scartato l’ipotesi ha aumentato i dubbi su quanto il sindaco tenga alla condivisione e alla democrazia nella comunità senigalliese. «O più semplicemente – continuano – teme che la nuova idea di cittadinanza della quale i comitati possono farsi promotori comprometta irrimediabilmente il suo ego ipertrofico che lo porta ad avocare a sé ogni potere. La democrazia diretta e la partecipazione fanno forse paura a questa classe politica?».
Non sono bastate ai cittadini le rassicurazioni annunciate dal direttore Asur Alessandro Marini né quelle del presidente della IV Commissione regionale sulla sanità Fabrizio Volpini quando hanno affermato che la determina n. 361/2017 sarebbe stata sospesa. Ufficialmente non è stato emesso alcun provvedimento che metta nero su bianco la sospensione (i comitati chiedono invece un vero e proprio dietrofront) sulla soppressione dell’UTIC a Senigallia e la conseguente perdita dei DEA di I livello.
«L’Amministrazione comunale si chiede il perché la cittadinanza non sia disposta ad attendere sei mesi per vedere i risultati auspicati? Perché non si fida, avendo visto chiudere ospedali interi in nome di un risparmio che ad oggi non sembra dare frutti, perché il cittadino continua a pagare le tasse, il ticket con l’aggiunta di 10 euro per ogni impegnativa e, per contro, a trovarsi sempre meno servizi a disposizione, tutti a distanza, senza potersi neanche risparmiare lunghe liste d’attesa e dovendo spesso ricorrere alle strutture private».
La risposta che arriva dai cittadini è che quando si tocca un bene comune, primario, il popolo si muove: «non sono i comitati a dover stare a fianco dell’Amministrazione comunale, ma il contrario, perché la politica altro non dovrebbe essere che l’espressione della cittadinanza».