SENIGALLIA – Sono tante le criticità sollevate sul tema delle cosiddette vasche di espansione che dovrebbero dare maggior sicurezza alla città. Non accennano a diminuire nemmeno dopo il sopralluogo nella zona di Bettolelle promosso dalle consigliere Martinangeli e Palma del Movimento 5 Stelle, con il coordinamento del consigliere di Senigallia Bene Comune Giorgio Sartini, presidente di III commissione. Proprio lì, nei pressi del ponte, dovrebbe sorgere la strettoia che farà innalzare il livello del fiume Misa da cui, in caso di piena, iniziare a riempire le future vasche di laminazione.
Iniziamo a chiarire che il progetto della Provincia di Ancona è una revisione di quello del 1985 dell’Aquater, di cui mantiene l’impianto generale, superando alcune criticità. Una prima questione – sottolinea Massimo Gennaro, ingegnere idraulico – è quella della sicurezza delle aree a monte sulla sinistra delle vasche, in cui potrebbe aumentare il rischio alluvione e soprattutto di impaludamento per effetto del restringimento in alveo con gli argini che verranno realizzati in zona Bettolelle.
Inoltre «per far entrare in funzione le vasche di espansione – spiega Massimo Gennaro – occorrerà, ogni volta, provvedere alla chiusura delle sei paratoie nell’imminenza dell’evento di piena. E questo è il primo problema di gestione della vasca. Poi c’è la questione della manutenzione degli scarichi che, con il tempo, si intasano con rami e detriti, impedendo la chiusura delle paratoie in caso necessità. E ancora: la larghezza della sommità degli argini dovrà essere ampliata per consentire la manutenzione degli argini e delle paratoie per via carrabile».
«La Provincia ha demandato la risoluzione di tutti questi problemi all’impresa che vincerà la gara di appalto, e che dovrà redigere il progetto esecutivo, pur restando entro la somma inizialmente stanziata. Comunque, i benefici sostanziali per quanto riguarda la mitigazione del rischio idraulico a Senigallia – conclude l’ing. Gennaro – si otterranno solo con interventi che prendano in considerazione anche i punti critici presenti nel tratto urbano».
Altra criticità del progetto delle vasche di espansione è rappresentata dal ponte delle Bettolelle e la spiega il consigliere Giorgio Sartini: se per far entrare l’acqua nella vasca di espansione bisogna creare una strettoia che da 80 restringa a 16 metri la larghezza del letto del fiume Misa, perché non farla prima del ponte? La struttura che collega Bettolelle e Brugnetto ha infatti le pile in alveo e in caso di piena potrebbe ostacolare il flusso dell’acqua che in quel punto raggiunge anche i 370 metri cubi al secondo. Insomma c’è il rischio che il ponte stesso funga da tappo una volta che si saranno accumulati i primi residui come tronchi e grossi rami di alberi. Un po’ come accade in centro storico, dove ponte Garibaldi, ponte II Giugno e ponte Perilli hanno le pile nel letto del fiume Misa.
Sulla strettoia che sarà creata a Bettolelle per far innalzare il livello del fiume e quindi riempire le vasche di espansione in caso di necessità, bisogna dire che sarà costituita per lo più da massi, senza una cementificazione: fattore che potrebbe rendere la stessa opera a rischio di dover essere ripristinata dopo ogni piena, come già accaduto per alcuni tratti di argini rifatti da pochi anni i cui massi alla base sono stati spostati dalla forza della corrente durante le piene.
Tanti i dubbi dunque che potranno essere risolti con il progetto definitivo che la Provincia, stazione appaltante, dovrà predisporre prima dell’inizio dei lavori, già finanziati per 4 milioni di euro con lo scopo di ridurre di almeno il 15% la portata del fiume in caso di piena. Con la speranza che sia sufficiente a ridurre i danni (e soprattutto le vittime) durante un’eventuale alluvione. Secondo i calcoli degli esperti chiamati da Senigallia Bene Comune, anche se la portata verrà ridotta prima che l’acqua raggiunga la città, sarà il tratto finale, quello urbano, a presentare altre problematiche: per Sartini, la zona da ponte Portone a ponte Perilli non sarà in grado di smaltire una tale portata se si pensa che il fiume in città è più stretto e i ponti con le pile in alveo (tranne ponte Portone) creano degli ostacoli al deflusso dell’acqua in mare.
Tutti questi dubbi – già sollevati nei mesi passati – saranno riproposti durante il consiglio grande convocato per il 9 giugno prossimo proprio per discutere – anche con l’intervento dei cittadini – il delicato tema della sicurezza idrogeologica della città di Senigallia.