SENIGALLIA – Già partiti i primi bonifici per sostenere la popolazione alluvionata delle province di Pesaro Urbino e Ancona. Non si tratta di contributi statali ma del risultato di un progetto solidale partito dall’Acri (Associazione delle Casse di Risparmio e delle Fondazioni di origine bancaria) che vogliono porsi al fianco del territorio marchigiano vittima dell’alluvione del 15-16 settembre stanziando in totale ben 1,5 milioni di euro a beneficio di circa 650 famiglie.
Il progetto
Fo.R.Z.A. (acronimo per Fondazioni per il Ristoro delle Zone Alluvionate) è stato presentato oggi da Dennis Luigi Censi, presidente della fondazione Cassa Risparmio di Fabriano e Cupramontana, dal vescovo di Senigallia Franco Manenti e dal direttore della Caritas Senigallia onlus Giovanni Bomprezzi. Assieme a loro, diversi direttori e presidenti della altre fondazioni e associazioni coinvolte nell’iniziativa di solidarietà. L’idea nasce dalla volontà di sostenere concretamente la popolazione dei comuni maggiormente colpiti dall’alluvione del 15-16 settembre: Barbara, Cagli, Cantiano, Cerreto d’Esi, Corinaldo, Fabriano, Frontone, Ostra, Ostra Vetere, Pergola, Sassoferrato, Senigallia, Serra De’ Conti, Serra Sant’Abbondio e Trecastelli.
Il contributo
L’attivazione del fondo di solidarietà per le emergenze in seno all’associazione Acri ha permesso di agire celermente svincolando l’importante cifra di 1,5 milioni di euro dalle procedure burocratiche degli enti pubblici. Grazie alla mappatura delle necessità effettuata dalla Caritas senigalliese, in coordinamento con le altre realtà provinciali, è stato possibile individuare le centinaia di famiglie a cui verrà elargito un contributo di 1.000, 2.000 o 3.000 euro in base ai danni subiti e a criteri di carattere sociale.
In concreto: tutte le famiglie danneggiate e confermate tali in fase di accertamento ricevono un contributo di 2.000 euro: tali persone, così come tutti i beneficiari dei tre tipi di contributo, hanno dovuto dimostrare di vivere nel luogo alluvionato, abitazione principale, con l’esclusione di box, garage e altre pertinenze. Non viene considerata pertanto l’abitazione così come indicata nei moduli compilati per la Regione e/o Comuni. Il contributo maggiore, quello di 3.000 euro, spetta alle famiglie che già in periodi ordinari sono aggravate da particolari difficoltà come disabilità, invalidità, situazioni cliniche gravi o sono già monitorate dal Centro di ascolto. Il contributo di 1.000 euro è stato attributo alle famiglie che in realtà non sono state colpite direttamente dal fango ma che hanno dovuto ugualmente abbandonare la propria abitazione, poiché residenti in condomini o strutture abitative alluvionate, che non sono potuti rientrare in casa a causa di strade inagibili o locali al pianterreno danneggiati e inaccessibili, previa presentazione un documento specifico.
Le modalità di erogazione
L’erogazione dell’ingente contributo si muove al termine di un lungo percorso di mappatura e accertamento dei danni subiti dai singoli cittadini del territorio alluvionato. I questionari compilati e consegnati al 3 novembre ammontavano a circa un migliaio (990 per la precisione) e le abitazioni mappate quasi 700. La data di scadenza della consegna è stata il 31 ottobre. Per accertare la veridicità delle richieste ci sono state più valutazioni: la prima sia nella fase dedicata sia durante la consegna degli elettrodomestici, la seconda incrociando i dati della mappatura e i dati del Centro di ascolto o dei presidi per situazioni particolari da monitorare, come per esempio (ma non esclusivamente) quelle relative alla presenza di disabili o invalidi residenti nell’abitazione danneggiata. Caritas Senigallia, che ha coordinato l’intervento a livello generale, ha compiuto gli accertamenti sul territorio cittadino, a Pianello di Ostra e zone limitrofe, mentre nei Comuni delle altre diocesi la verifica è stata delegata alle Caritas diocesane.
I dati sono ancora in fase di pieno accertamento; le lettere sono state consegnate quasi tutte ma talvolta hanno richiesto modifiche. È inoltre stata avviata la raccolta della documentazione richiesta e di documenti attestanti alcune specifiche situazioni.
I criteri
Le fondazioni bancarie hanno proposto la creazione di tre fasce di contributo economico come modalità di erogazione. Tale differenziazione, non potendosi basare su parametri numerici e quindi sulla richiesta dei danni subiti, non adeguatamente controllabile, è stata fatta seguendo l’aspetto sociale. Non compete infatti a Caritas l’effettiva misurazione del danno materiale, che ha un’eccessiva discrezionalità, mentre è di pertinenza di Caritas la cura e l’attenzione che quotidianamente viene offerta alle famiglie e alle persone più fragili.
«Le fondazioni di origini bancarie – è intervenuto Dennis Luigi Censi, presidente fondazione Cassa Risparmio di Fabriano e Cupramontana – sono realtà a sostegno del territorio e del terzo settore, che creano valore sociale. Grazie a loro abbiamo potuto agire secondo alcuni pilastri come la velocità dell’intervento, la rispondenza ai bisogni reali e concreti delle famiglie, trasparenza dell’operazione e rendicontazione. Forza non è solo un acronimo ma anche un messaggio di speranza e resilienza».
«Abbiamo scelto il metodo più celere per arrivare velocemente agli alluvionati – spiega Giovanni Bomprezzi, direttore Caritas Senigallia, aggiungendo che il fondo verrà distribuito interamente o quasi già entro la fine novembre. Venerdì (18 novembre, Ndr) sono partiti i primi 40-50 bonifici. Nel caso poi si venisse a sapere che qualche famiglia è rimasta fuori da questo progetto verranno attivati altri canali della Caritas per non creare discriminazioni».
«Con l’alluvione sono state devastate non solo le case, mobili o elettrodomestici, ma le stesse vite, sono stati portati via i ricordi – ha affermato il vescovo di Senigallia Franco Manenti – quindi questa iniziativa vuole ridare speranza. Nelle prime settimane sono giunti numerosi i volontari, oltre 2600 persone da tutta Italia, che non hanno solo spalato ma anche ascoltato. Un bel segnale, ma l’emergenza non è conclusa: bisogna ancora far ripartire sia le attività lavorative che le iniziative e le realtà pubbliche, così come si devono ancora far tornare le persone nelle loro case. Ognuno deve fare la propria parte, anche gli amministratori perché si prendano cura del territorio con tempestività, incisività e responsabilità per la messa in sicurezza e per ridare serenità alla gente».