L’ipotesi – ma a questo punto sembra essere una strada già intrapresa dalla giunta regionale – di un termovalorizzatore nelle Marche continua a innalzare muri. Dopo il “no” netto dell’amministrazione comunale di Corinaldo – uno dei comuni in lizza come sede di questo ospite inatteso e non gradito – e quello altrettanto secco del presidente di Legambiente Marche Marco Ciarulli, arrivano ulteriori critiche alla scelta della Regione.
Di nuovo sull’argomento interviene nuovamente l’ex sindaco di Senigallia e attuale vicepresidente dell’assemblea legislativa delle Marche Maurizio Mangialardi. «La mia contrarietà non riguarda solo ed esclusivamente l’inceneritore in sé, ma anche e soprattutto il modello di gestione dei rifiuti che la destra vorrebbe adottare. La termovalorizzazione non è solo una scelta sbagliata per i rischi sanitari che comporta, per la massiccia produzione di CO2 che genera e che determina la non convenienza economica a partire dal 2028 con l’introduzione della nuova tassa UE (+60 euro a tonnellata di CO2), ma è anche e soprattutto un errore in quanto significa implicitamente abbandonare la strategia di riduzione, di raccolta capillare e di riciclo dei rifiuti, per andare invece verso un modello che, al contrario, incentiva una smodata produzione di indifferenziata per alimentare il costruendo inceneritore al fine di raggiungere la quota di 370.000 tonnellate che rappresenta l’ottimo per il suo funzionamento».
L’inceneritore, o termovalorizzatore che dir si voglia, è nelle politiche ambientali al penultimo posto della scala di priorità: prima c’è proprio la differenziazione del rifiuto e l’introduzione di un sistema di tariffazione puntuale: chi più (e meglio) differenzia, meno paga. Solo così si può incentivare la collettività a impegnarsi in campo ambientale. Di contro, puntare sul termovalorizzatore, al netto di tutte le caratteristiche, significa dare adito a chi non vuole sostenere questo ciclo virtuoso. Quindi gli inceneritori diventano la scelta residuale per il recupero energetico di ciò che, anche in previsione futura, sarà difficilmente riciclabile.
Mangialardi chiama in causa «la giunta regionale Acquaroli e la maggioranza di destra che oggi si dichiara favorevole all’inceneritore, visto addirittura come una “opportunità” (!), è formata dagli stessi soggetti che in questi 4 anni hanno detto NO a qualsiasi impianto dell’economia circolare (penso per esempio ai biodigestori). Sfido chiunque a dire che un biodigestore come quello di Ostra è più impattante di un inceneritore! Qui sta la vera contraddizione di una destra pronta a lisciare il pelo ai comitati quando fa comodo; e che poi, proprio per lo stallo sull’impiantistica da essa stessa causata, dichiara di voler costruire un inceneritore ma non si esprime sull’ubicazione, perché dire dove va fatto toglierebbe consenso! Una politica, dunque, miope, non credibile, incoerente, senza visione: fino alle elezioni regionali 2025, Aguzzi e Acquaroli si limitano a dire che un inceneritore si farà, poi nel 2026 ci faranno sapere dove. Credono di essere furbi, e invece appaiono solo come opportunisti».