MONTEMARCIANO – È la risposta al silenzio del lockdown, alla distanza della Dad, ai problemi della pandemia e alla solitudine del Covid. È un progetto raffinato, un esordio in musica che vuol raccontare un percorso musicale ma anche personale e artistico. C’è tanto, davvero tanto, in Tracce di suono – Couperin Bach, il disco in vinile d’esordio di Ilenia Stella, musicista, pianista, clavicembalista, presidente della scuola di musica “Bettino Padovano” di Senigallia.
Il suo disco vinile d’esordio è stato presentato nei giorni scorsi al teatro Alfieri di Montemarciano nel corso di una serata promossa dal Comune di Montemarciano-Assessorato alla Cultura in collaborazione con la Fondazione Carisj di Jesi e l’associazione Unisensus. Un grande appuntamento in musica per gli amanti della musica classica e del vinile, così tornato in auge negli ultimi anni.
Ilenia Stella, come è nato questo progetto?
«Insieme all’accordatore Roberto Valli avevamo iniziato dal 2015 uno studio per questo tipo di melodie, così particolari, da eseguire su un pianoforte gran coda moderno. Con pazienza e attenzione, il piano scelto è stato costruito ad hoc per questo tipo di repertorio: Roberto Valli ha adattato la martelliera affinché il suono non fosse moderno, ma più morbido, caldo. La corsa del testo è più breve, mi permette di essere più vicina a quel tipo di suono. Il pianoforte moderno ha bisogno di tensione, velocità, energia. Questo ha un’altra dimensione sonora. Siamo partiti dalla consapevolezza che viviamo una musica che possiamo avere sempre a disposizione, velocemente e in modo istantaneo grazie a Internet. Ma l’ascolto vero ha bisogno del tempo, perché è una cosa autentica. Volevamo fare qualcosa che fosse una risposta vera alla frenesia di internet e al tempo sospeso del Covid. Questo ci sembrava il modo migliore».
Qualche particolarità?
«Se ne accorgeranno solo i buoni ascoltatori, ma…. Proprio per dare un’idea di reale, dove la perfezione non esiste, ho lasciato apposta una piccola nota che è una sbavatura, sinonimo di come siamo, umani e non perfetti».
Quando ha registrato?
«Il disco, mio lavoro d’esordio, è stato registrato a maggio, dopo il primo anno di Covid, sempre al teatro Alfieri di Montemarciano. È stata una risposta ai forti disagi della pandemia: in Dad, senza concerti, non potevo parlare mentre un alunno suonava, non potevo suonare con lui, è stato tremendo. Finalmente, quando sono potuta tornare in teatro a suonare, è stata una liberazione. E l’ho visto come un momento decisivo per lasciare qualcosa ai miei allievi e a chi ama davvero ascoltare la musica. Ho visto questo disco come un’opera didattica che va a lasciare un’eredità. Mi sono detta che era il momento di fare qualcosa di didattico, di artistico e di nuovo».
Come mai ha scelto il vinile?
«So che, sebbene il vinile sia tornato di moda, nelle case non c’è sempre un giradischi (per questo ho fatto sia il vinile che la versione digitale che contiene tutta l’opera di Couperin Bach). Ma il vinile è arte, con quel suono graffiato, soffuso, diverso. Autentico. Il vinile è un’opera d’arte che contiene solo 40 minuti. Non ho fatto alcun taglio, ogni brano inizia e finisce esattamente come in un concerto».
Tanta emozione anche per le collaborazioni a questo progetto…
«Sì, sia per il prezioso contributo di Roberto Valli, che per la Fondazione Carisj e l’associazione Unisensus che hanno creduto in me sostenendo la realizzazione del vinile. Poi la copertina: la foto è di Alessandro Streccioni, 19 anni, mio ex studente di pianoforte, ora studia negli Stati Uniti e ha scattato con una Polaroid che ha solo i colori giallo e nero, con una impronta anni ’70. C’è stato un momento artistico, divertente, spontaneo, sempre al teatro Alfieri di Montemarciano».
Altre tappe?
«Dopo Montemarciano il disco viene presentato poi a Corinaldo (oggi domenica 20 febbraio alle ore 17 al teatro comunale), poi a Torino. Poi proseguiremo con le presentazioni. Per il momento per acquistare il disco bisogna rivolgersi a me, tramite i canali social».
Altri progetti in cantiere?
«Mi piacerebbe coltivare la riflessione di ascolto autentico anche per altri autori, magari incidendo altri dischi. Mi piacerebbe che fosse uno strumento didattico anche per i nostri ragazzi, i millennials, che non sanno cosa sono questi strani “dischi volanti”, come dice mia figlia. Dischi volanti magici da cui esce un suono nuovo».