SENIGALLIA – È trascorso un mese dal quella tragica notte in cui Paolo Curi, 43enne senigalliese, ha perso la moglie Eleonora Girolimini. Il loro era un rapporto inossidabile, se possibile, era diventato ancora più forte dopo la nascita dei loro quattro figli. La primogenita, Gemma, era insieme a loro quella sera alla Lanterna Azzurra («Le avevamo concesso un concerto all’anno», dice il papà), era vicino alla sua mamma quando la folla ha iniziato ad accalcarsi verso l’uscita di sicurezza. Paolo si trovava qualche metro più avanti. L’ultimo gesto d’amore di Eleonora è stato proprio per la sua bambina: prima con il suo corpo le ha fatto da scudo, poi l’ha spinta salvandole la vita.
Paolo, è trascorso un mese da quella terribile serata…
«Ho ricominciato a lavorare, le bambine andranno a scuola e Ale al nido, riprenderemo la vita normale, anche se non sarà più la stessa».
Un dolore che si è fatto sentire ancora di più in occasione del Natale…
«La comunità ci aiutato molto, ci si è stretta attorno: sono arrivati amici da ogni parte, persone che non vedevo da anni. Tanti hanno portato regali ai bambini, la sera del 31 dicembre eravamo più di trenta persone qui in casa nostra, speriamo che la gente continui a starci vicino».
Per aiutarvi vi è stato concesso un supporto psicologico…
«La nostra è una situazione un po’ particolare rispetto alle altre, il sostegno, che normalmente dura un mese, ci è stato prolungato per un anno. Facciamo delle sedute di gruppo con i bambini, insieme a mio fratello e mio nipote, anche lui era lì quella sera».
Lei ha più volte dichiarato di farsi forza per i suoi figli…
«Eleonora per me era tutto, era la mia vita. Se non avessi avuto i bambini non so cosa avrei fatto. Ora cerco prima di tutto di ridare serenità a loro. Mi vivo il mio dolore quando sono solo e lo sento soprattutto adesso, le prime settimane non mi sono nemmeno reso conto, c’era anche la rabbia per quello che è accaduto».
Al sopralluogo dello scorso 20 dicembre ha partecipato anche il suo legale…
«Sì, la cosa che trovo assurda è che venga venduto un biglietto con orario d’inizio del concerto previsto alle 22 e noi siamo stati tratti in inganno, altrimenti non saremmo mai andati. La nostra posizione è diversa dalle altre, perché noi non eravamo lì per fare serata, ma per il concerto. Abbiamo acquistato i biglietti on line e ci siamo fidati di quello che c’era scritto sopra».
Lei sua moglie e sua figlia siete arrivati alle 22?
«Sì, dentro c’era pochissima gente, ha iniziato a riempirsi attorno a mezzanotte. Era una discoteca a tutti gli effetti, infatti a mia figlia Gemma l’ambiente non piaceva, abbiamo anche pensato di andarcene».
Ora cosa farà?
«Cercherò di continuare il lavoro di Eleonora, è stata una grande madre, molto presente. Spero di esserne all’altezza».