Senigallia

Tragedia Senigallia, Fiab Marche: «Solo le ciclabili salvano la vita agli utenti deboli della strada»

Troppo lenta la realizzazione della ciclovia adriatica. Il coordinatore regionale Tosi: «Gli incidenti stradali sono considerati un “inevitabile” tributo al diritto di muoversi di quelli che considerano le strade come autodromi»

SENIGALLIA – «Ogni anno in Italia sulle nostre strade si contano oltre 3000 morti, decine di migliaia di feriti e danni incalcolabili. Cos’altro deve succedere perché sia affrontato con la massima decisione il problema della sicurezza stradale?». Questa domanda se la pone e la pone a tutti i cittadini, politici e amministratori regionali, il coordinatore della Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) Marche Enrico Tosi.

Il quale interviene dopo il «terribile incidente di Senigallia che ha visto morire due giovani ciclisti» avvenuto ieri, martedì 13 agosto, lungo la statale 16 Adriatica in località Ciarnin, davanti a un distributore di carburanti. «Molto probabilmente, anche in questo caso alla base della tragedia non c’è la fatalità, ma c’è l’imprudenza, in particolare la velocità eccessiva, il mancato rispetto del codice della strada e l’assenza di infrastrutture dedicate agli utenti deboli della strada, troppo spesso costretti a condividere gli spazi con i mezzi a motore».

Secondo Tosi, «servono “strade” ciclabili, in sede propria, che secondo la legge hanno la stessa dignità delle altre; se già esistessero, salverebbero la vita a tante persone, “colpevoli” di scegliere la bicicletta e non l’auto come mezzo di locomozione. Il ritardo nel realizzare infrastrutture ciclopedonali negli ultimi tempi si sta verificando anche nei centri urbani marchigiani, dove si cancellano le piste ciclabili per fare posto ai parcheggi per auto, in clamorosa controtendenza rispetto ai paesi del centro/nord Europa ora impegnati a realizzare addirittura “autostrade” ciclabili». 

Ma il coordinatore della Fiab regionale va anche oltre: «Nel caso della statale Adriatica, in particolare nella costa anconetana, un vero “buco nero”, è troppo lenta la realizzazione della ciclovia adriatica che ha un’enorme importanza per la sicurezza stradale ma anche per l’economia perché dovrà diventare parte di una rete europea in grado di convogliare lungo la costa adriatica enormi flussi di cicloturisti. Abituati a ciclovie sicure e agevoli, andrebbero altrove e non dove si rischia la vita».

Sotto la lente d’ingrandimento dunque l’ipotesi che la politica non presti la giusta considerazione alla sua realizzazione: «Pare che questo progetto non abbia più la massima attenzione dei vertici politici marchigiani se è vero che si rischia di perdere il ruolo di capofila nella realizzazione della ciclovia che sta unendo l’Italia dal Friuli alla Puglia». 

Poi l’amara conclusione: «Passata l’emozione del momento, tutto continuerà come prima, evidentemente perché gli incidenti stradali sono considerati un “inevitabile” tributo al diritto di muoversi. Così non può essere, come del resto si pensa, sempre in centro/nord Europa, dove ci si è posti l’obiettivo di “morti zero”. Ma ci vuole soprattutto un deciso cambiamento culturale che purtroppo non si vede – affermano dalla FIAB Marche – in chi strizza l’occhio a quelli che, per evitare controlli sacrosanti, distruggono gli autovelox e considerano le strade come autodromi».

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