SENIGALLIA – Il 4 Magggio 2014 alle ore 3 e 03, Francesco Cangiotti e Alessio Casagrande scrissero su Geo Meteo: «Nella giornata di ieri il Comune di Senigallia è stato interessato dall’alluvione più intensa degli ultimi 40 anni!! A seguito dell’evento alluvionale che ha colpito duramente il comune di Senigallia abbiamo rappresentato, nella cartografia sottostante, l’ubicazione dei principali corsi d’acqua e le zone che sono state soggette ad alluvionamento. Allo scopo di rendere ancora più chiaro il tutto, nella cartina sono ubicati dei numeri che si riferiscono alle fotografie sottostanti e che mostrano l’altezza delle acque raggiunte tra il tardo mattino ed il pomeriggio di sabato 3 maggio 2014 nelle varie zone della città»
L’ ANSA scrisse: «Erano stati giorni di forti precipitazioni. La mattina del 3 maggio un’ondata di piena provoca la rottura di un tratto di argine del fiume a Borgo Bicchia: in sei ore si riversano 13 milioni di metri cubi di acqua, e il livello del corso d’acqua sale di 6 metri. Acqua e fango invadono la frazione, e l’acqua sfiora i due metri. Aldo Cicetti, 87 anni, ipovedente, muore intrappolato in cantina; la moglie si salva grazie al coraggio di un volontario che la carica su una tavola da surf.
La marea raggiunge Borgo Molino e gran parte dei quartieri a sud della città, le zona del Portone ed ex Piano regolatore e arriva al lungomare, all’altezza dell’hotel Ritz. Il vento soffia in senso contrario e il mare non riceve: gli alberghi del lungomare sud sono invasi dalla piena. Nell’arco di tre giorni altri due anziani muoiono per cause indirette: uno stroncato da un malore, l’altra dopo il ricovero in ospedale. La melma e l’acqua devastano case, auto, edifici del Campus scolastico, il Palasport, il Commissariato di Polizia, la caserma dei Vigili del fuoco, la sede della Caritas, diverse chiese».
Il Borgo Bicchia di Senigallia pagò la sua vicinanza al fiume con una vittima anche nell’alluvione del 1976. Gabriella Massacci il 19 agosto 1976, due giorni dopo l’alluvione, che cominciò il 17 agosto, annegò nel fango proprio nelle vicinanze della chiesa di Borgo Bicchia. Gabriella, dalla casa paterna, che si trovava in collina, alle spalle del Borgo, prese la bicicletta per andare a vedere un suo beniamino in uno dei locali della collina di fronte: il Corral di Scapezzano. Quando arrivò all’Arceviese da via San Gaudenzio l’acqua le fece perdere l’equilibrio e cadde fuori della strada in una corrente di fango che la uccise. Forse compì un’imprudenza, perchè non diede retta ai vicini che le sconsigliavano l’avventura, ma è un fatto che il 19 agosto del 1976, lungo le strade di Borgo Bicchia la corrente dell’acqua dell’alluvione di due giorni prima era ancora capace di travolgere ed annegare una ragazza di 28 anni che i vicini ricordano magari come un po’ semplice, ma forte e piena di salute. Il tratto del Misa che va da Borgo Bicchia al ponte del Portone passando davanti a Borgo Molino ha sempre creato problemi alla parte sud della città.
Nel’76 l’acqua si incanalò dall’incrocio di via Petrarca e via Giordano Bruno, e poi lungo via Capanna e viale IV Novembre e scese a destra, guardano il mare, e provocò insieme al fosso Sant’Angelo, un alluvione nel quartiere del Portone. La differenza di allora rispetto all’ultimo evento, sta certamente nella differente quantità di acqua, ma non nelle macro dinamiche. La grande quantità dei danni rispetto agli alluvioni precedenti, trova diverse spiegazioni.
Nell’alluvione del ‘40 il piano regolatore era appena ai suoi primi anni come quartiere residenziale, avendo trovato impulso dopo il terremoto del 1930. Nel ’76 poi, non solo la riva destra del Misa era molto meno edificata ed abitata, ma anche il fosso Sant’Angelo non era stato ancora “ingegnerizzato”.
Il 3 maggio il Misa avendo rotto l’argine destro a Borgo Bicchia, come testimonia un filmato su Yourporter, si è incanalato sull’Arceviese. All’altezza della rotonda davanti al nuovo casello si è diviso. Una parte ha proseguito lungo l’Arceviese, un altro ramo si è incanalato verso i nuovi fornici dell’autostrada prendendo alle spalle sia Borgo Molino, che il Campus Scolastico.
I residenti di via Di Vittorio, che sono stati solo lambiti dalle acque, dall’alto della loro provvidenziale piattaforma, vedevano il fiume d’acqua che arrivava dai fornici, dividersi all’altezza della nuova rotonda con cui termina la Complanare Nord, alle loro spalle. Una parte dell’acqua scendeva a sinistra per prendere alla spalle Borgo Molino e l’altra parte andava ad infrangersi sul nuovo edificio del Commissariato di Polizia per poi incanalarsi verso via Capanna sia attraverso via Rosmini che attraverso i piazzali degli Istituti scolastici.
L’Istituto Corinaldesi e il Panzini avevano l’acqua che arrivava da tutti i lati: alle spalle dai campi e dall’IPSIA che si trova fra loro stessi e l’ A14 e da davanti, da via D’Aquino, che come un torrente si sprigionava da via Giordano Bruno e confluiva in via Anita Garibaldi. A quel punto l’ex Piano regolatore è diventato una immensa piscina alimentata dal fiume. Viale IV novembre e via Rovereto hanno fatto da sponde. La Ferrovia ha fatto da diga, con un unico piccolo sbocco rappresentato dal sottopasso di via Ugo Bassi.
Il Fosso Sant’Angelo che nelle sue condizioni migliori avrebbe dovuto drenare, secondo testimoni oculari avrebbe invece svolto la funzione del sifone, favorendo lo scavallamento dell’acqua verso est.
«(ANSA) Alla fine si contarono 3 morti e danni per oltre 179 milioni di euro, più di 5 mila abitazioni allagate e 1.500 persone rimaste senza niente. Verranno rimosse a tempo di record oltre 5 mila tonnellate di rifiuti: autovetture, elettrodomestici, mobili, materassi, effetti personali e ricordi di una vita».