SENIGALLIA – Anche la Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti è una residenza Covid free, senza più contagiati dal coronavirus. A darne l’annuncio sono stati il direttore del distretto sanitario di Senigallia Alessandro Marini, il consigliere regionale Fabrizio Volpini, il presidente della struttura per anziani Mario Vichi e alcuni componenti del consiglio di amministrazione che hanno ripercorso le tappe di una vicenda molto difficile da gestire e delicata. Vicenda che ha purtroppo contato anche qui alcuni decessi, una decina su sessanta utenti positivi, e da cui finalmente la fondazione è riuscita ad uscirne con molti sforzi.
«Abbiamo capito fin dalle prime avvisaglie che fosse una crisi molto importante – spiega Mario Vichi, presidente della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia – e di conseguenza ci siamo subito mossi per evitare che il virus potesse entrare nella residenza per anziani. Qui abbiamo circa 240 ospiti, di cui 180 non autosufficienti e con patologie plurime per cui parliamo di una realtà con molte fragilità al suo interno». Fino a metà marzo non c’erano casi positivi: la situazione si è sbloccata il 22 marzo. «In quella data abbiamo avuto la certezza del primo caso in un reparto specifico all’interno della fondazione, pertanto abbiamo isolato non solo il paziente ma anche tutta l’ala dell’edificio rispetto alle altre sei».
Questa mossa ha permesso di salvare molte vite. Già prima di quella data però il Cda aveva valutato di «predisporre una zona di isolamento con otto posti, definita adeguata anche dall’équipe di Medici Senza Frontiere» che era venuta a ispezionare la struttura dell’Opera pia di via Cavallotti.
Quando sono stati scoperti tre operatori asintomatici, immediatamente è stata intrapresa ogni possibile strada per la soluzione, tra cui l’aumento della presenza di un infettivologo e di altro personale infermieristico. Si sono un po’ tutti rimboccati le maniche, sottolinea Vichi, anche al di là degli obblighi contrattuali e nonostante la carenza di vari dispositivi di protezione individuale. «I casi più critici sono stati ospedalizzati: dopo un mese di aprile critico con il contagio che era arrivato a toccare quasi 60 pazienti, la curva dei positivi è iniziata a scendere per tutto maggio e fino al 9 giugno. Proprio l’altro ieri abbiamo avuto la conferma che anche gli ultimi quattro anziani hanno avuto esito negativo dei tamponi». Una residenza Covid free, finalmente, a una decina di giorni dall’altra buona notizia, quella che anche la fondazione Città di Senigallia era tornata a quota zero contagi.
Un plauso al lavoro svolto è arrivato sia dal direttore del distretto sanitario senigalliese Alessandro Marini, sia dal consigliere regionale nonché presidente della commissione sanità Fabrizio Volpini, che di professione è anche medico di medicina generale. «Noi nelle Marche – ha evidenziato Marini – ci siamo mossi ancora prima che uscissero le indicazioni operative dell’istituto superiore di sanità, con una disponibilità e collaborazione che ha permesso di partire già dalla prima metà di marzo con i monitoraggi delle realtà più delicate, come appunto le residenze per anziani, e le prime risposte concrete».
La tempestività è stata quindi determinante: «Siamo stati anche i primi ad attivare le usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale). Insomma, abbiamo passato un brutto periodo e che poteva essere ben peggiore, ma ora ne siamo usciti grazie alla sinergia di più realtà».
«Un grosso impegno di più figure ed enti – rimarca Volpini – che rende l’idea della mole di lavoro e della grande risposta dal territorio e sul territorio. Abbiamo evitato di divenire un caso come la Lombardia, proprio perché abbiamo posto l’attenzione non solo sugli ospedali con una rapida trasformazione dei reparti ma soprattutto con il monitoraggio delle comunità più deboli, le residenze protette. E poi abbiamo insistito creando quelle condizioni di collaborazione che ci hanno permesso in un momento e una situazione complicati come questi di superare la crisi».
Il know-how è arrivato dell’équipe di Medici Senza Frontiere che sono state più volte nelle due fondazioni senigalliesi, e poi nelle altre zone dell’area vasta e persino nelle carceri. «Insomma le abbiamo mandate dove c’era bisogno: anche questa è stata una delle chiavi di volta che ha portato alla risoluzione delle problematiche», come conferma il medico e politico senigalliese Volpini.
In fondo, all’Opera Pia di Senigallia poteva essere una strage, come nei più noti casi del nord Italia. Solo il contenimento e l’isolamento hanno evitato numeri ben più alti: una decina gli ospiti deceduti a causa del Covid (a cui si aggiungono però quelli che sono morti di altre patologie e che avevano anche il Covid), circa 60 i positivi quasi un 25% del totale degli ospiti, 12 tra gli operatori, forse veicolo dell’infezione.
«Sono numeri che fanno riflettere conferma il direttore sanitario della fondazione Oper Pia dr. Vittorio Sgreccia: avevamo stimato una infettività e mortalità vicina al 50% ma abbiamo agito bene ed evitato una moria di persone. Ora però dobbiamo pensare al futuro: non saremo più quelli di prima. Dovremo affrontare una riorganizzazione sanitaria ma anche rinnovare il nostro modo di pensare. Dobbiamo essere pronti per un eventuale ritorno del virus nell’autunno».
Ma per essere pronti bisognerà anche potenziare la rete di strutture sul territorio. Secondo Volpini «la chiave potrà essere la vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica, perché ridurrebbe di molto le possibilità di ammalarsi in modo grave. E questo non solo per gli anziani. Poi però bisogna tamponare velocemente tutte le persone sospette, elaborare i campioni in loco per avere i risultati nel più breve tempo possibile; tracciare subito la rete di contatti avuti nelle ultime giornate e questo anche grazie all’app Immuni; infine trattare i casi sul territorio con tempestività». Questa la sequenza che Volpini indica come fondamentale. A patto che l’aumento di posti letto di terapia intensiva prevista anche dal decreto rilancio venga riequilibrata bene sul territorio: «Non è possibile – conclude – che Marche Nord abbia 41 nuovi posti, Torrette 48 e gli altri 11 nel resto della regione. Sarebbero briciole».