SENIGALLIA – Il ruolo della politica, i giovani, le sfide per il futuro e il ricordo delle tragedie, dolorosissime, che il territorio ha vissuto. Di tutto questo ha parlato il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi nel tradizionale discorso augurale di fine anno, l’ultimo da primo cittadino della spiaggia di velluto.
Con molta commozione e di fronte a un’affollatissima sala consiliare – come capita solo a inizio mandato – Mangialardi ha ripercorso un po’ le tappe non solo dell’ultimo mandato, ma anche del precedente e di quelli in cui ricopriva il ruolo di assessore sotto il sindaco Luana Angeloni. Nel suo discorso di fine anno ha ricordato le tappe più significative, non tanto per un sentimento di nostalgia, quanto per sottolineare quella visione politica e amministrativa che ha contraddistinto il suo operato sviluppatosi nell’arco temporale degli ultimi vent’anni.
Mangialardi ha ricordato gli sforzi fatti in campo sanitario a tutela dell’ospedale. Nonostante le critiche, a volte anche feroci, di chi “strumentalizza” anche il dolore – ha sottolineato – l’azione politica ha permesso di «difendere l’ospedale di Senigallia da un futuro ineludibile» (riferendosi ai tagli statali e agli accorpamenti, Ndr), lanciando anche un assist al candidato sindaco nonché ex assessore comunale alla sanità e attuale presidente della commissione regionale sanità Fabrizio Volpini, presente in aula.
Un accenno al mondo del volontariato – Croce Rossa senigalliese in primis, ma anche le varie consulte comunali e la protezione civile – per i numerosi contributi affinché la città si distingua sempre per il livello dei servizi sociali e per lo spirito accogliente, prima di soffermarsi sul ricordo delle due tragedie che hanno colpito negli ultimi anni il territorio senigalliese e limitrofo: l’alluvione del 2014 – per cui è stato recentemente rinviato a giudizio – e i drammatici eventi alla Lanterna Azzurra dell’8 dicembre 2018 in cui morirono 5 adolescenti e una giovane mamma. Con la voce interrotta dall’emozione e con un delicato accompagnamento musicale del violinista Marco Santini, alla presenza del collega corinaldese Matteo Principi, il sindaco Mangialardi ha voluto dare risalto alla bella reazione di forza e coraggio partita dai giovani, a quella nuova linfa che è il protagonismo entusiasta di chi arriva dal mondo della scuola e si affaccia sulla vita reale con slancio.
E poi turismo e cultura: una città non più a vocazione turistica ma un luogo con una propria identità. «Non siamo più quelli vicino ad Ancona, né quelli del centro Italia tra Rimini e Roma – ha specificato Mangialardi – grazie a una politica lungimirante fatta di grandi eventi, siamo partiti da un passato glorioso ma oggi possiamo dire di essere Senigallia e di essere riconosciuti ovunque. Siamo noi, orgogliosamente noi. Uno scatto in avanti possibile solo grazie al contributo di tanti, anche di imprenditori capaci e delle associazioni di categoria» con cui c’è sempre un confronto che porta al bene della città. Se la città è stata riconosciuta come città della fotografia, è anche grazie al ruolo di personalità illuminate come Carlo Emanuele Bugatti – scomparso proprio quest’anno e al quale è andato un caloroso applauso – che hanno saputo indicare una strada. «Oggi abbiamo diversi contenitori per ospitare eventi culturali di pregio che altre città ci invidiano – ha sottolineato il primo cittadino – a cui potrebbero aggiungersi palazzo Gherardi e l’ex Rossini, ma soprattutto abbiamo investito sulla città che oggi è un gioiello, questo è il vero contenitore, questa è la vera visione del futuro che un sindaco deve mettere a disposizione della città».
Dopo il ringraziamento alle figure istituzionali e ai rappresentanti in consiglio e in giunta e allo staff comunale, nei saluti conclusivi Mangialardi ha voluto rimarcare di lasciare «una città orgogliosa, bella, accogliente, convinto di aver fatto tante cose belle e di aver posto le condizioni per fare ancora meglio, perché abbiamo costruito una città e una comunità, guidata per 20 anni e con ruoli diversi ma sempre con tanta passione e tanto amore».