SENIGALLIA – Dall’analisi dei dati sulla violenza domestica e sui femminicidi nel periodo del covid alla proposta per una Casa delle Donne. È la riflessione che propone l’associazione Diritti al Futuro di Senigallia, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra proprio oggi, il 25 novembre. Uno sguardo ai mesi passati e uno rivolto soprattutto al futuro, fiducioso di una prospettiva positiva e inclusiva che possa andare oltre i dati, drammatici, che la cronaca mette in risalto ogni giorno.
Dai dati raccolti da Istat – Violenzasulledonne e Osservatoriodiritti 2020, emerge chiaramente che «negli 87 giorni di lockdown per l’emergenza Coronavirus (dal 9 marzo al 3 giugno 2020) sono stati 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo: vittime 44 donne (il 75,9%) e 14 uomini.Significa che, durante il lockdown, ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. Nei 279 giorni, non di lockdown, al contrario, gli omicidi di donne in ambito familiare-affettivo sono stati 60 (su un totale di 104 omicidi familiari-affettivi), cioè, uno ogni sei giorni. Il lockdown, quindi, ha triplicato gli omicidi di donne» spiegano da Diritti al Futuro.
Ma l’associazione politica e culturale senigalliese va oltre, con una riflessione amara: «La violenza domestica, sovente, sfugge alle maglie della giustizia e peggiora con il confinamento forzato nelle mura domestiche, nelle quali mariti, fidanzati o compagni violenti hanno gioco facile. Il rischio di essere ancora più isolate da tutti, mentre il proprio spazio personale si è assottigliato, è stato devastante per molte donne».
Inoltre, nei giorni immediatamente successivi all’entrata in vigore delle limitazioni ai movimenti, tutte le principali associazioni impegnate per il contrasto alla violenza domestica hanno registrato un calo di contatti. Alcune hanno escogitato delle alternative (email, chat private, canali social) per sfuggire alle strette maglie del controllo di compagni violenti.
«Tutto ciò non è più sufficiente – affermano da Diritti al Futuro. È tempo di strutturare in modo organico il protocollo di intervento che renda complementari i vari attori istituzionali nel percorso di uscita dalla violenza istituendo, finalmente, una Casa delle Donne, che rappresenti un rifugio sicuro per quelle donne che non possono più restare nella loro abitazione né permettere che i figli siano testimoni di episodi di violenza assistita che determineranno effetti devastanti sulla loro crescita psicologica».