SENIGALLIA – Se il voto di domenica 4 e lunedì 5 ottobre ha dato un risultato storico per il centrodestra, di certo ha segnato una delle pagine più tristi per l’ex maggioranza di governo, ora passata all’opposizione forse senza nemmeno renderci davvero conto del distacco con la città. Eppure il voto parla chiaro: nonostante siano solo 433 i voti che separano Massimo Olivetti da Fabrizio Volpini, il neo sindaco ha superato lo sfidante in ben 30 sezioni su 43 totali.
Partendo dal nord della città grazie ai dati di Opensenigallia.it, il successo di Massimo Olivetti è più marcato nelle sezioni n. 30, zona Cesano; n. 28, zona Cesanella Nord; n. 16, zona Porto; n. 25, zona via Po/via Tevere; n. 36, zona Bettolelle lato monte/Filetto e n.38, zona San Silvestro/Castellaro, in cui il candidato di centrodestra si attesta su percentuali che vanno dal 55 al 60%.
Nella sezione n. 3, zona Piano Regolatore ’33 lato mare, supera addirittura il 60% (61,7%). Da rimarcare la vittoria di Olivetti persino nelle sezioni di Borgo Bicchia, seggi storicamente appartenuti alla sinistra.
Fabrizio Volpini, che al primo turno aveva “vinto” in ben 37 sezioni, ora è il più votato solo in 13 sezioni. In quattro di queste raggiunge percentuali tra il 55 ed il 60% e sono la n. 34, zona Roncitelli con il 58,7% (dato più alto in assoluto per il candidato di centrosinistra); n. 6, zona via Capanna Sud (57,1%); n. 12, zona Saline lato mare (56,5%) e n. 10 zona viale dei Pini Est (56,1%).
Magra consolazione: la “sua” Scapezzano, la frazione di cui è originario, dove aveva lo studio medico e dove aveva sede quel Pci di cui era tesserato, non gli ha voltato le spalle. Proprio da Scapezzano era partita la sua campagna elettorale. A questo link tutti i risultati delle singole sezioni.
Secondo l’ex assessore Pd Gennaro Campanile, oggi consigliere comunale di minoranza, l’analisi del voto non può escludere l’atteggiamento di certa parte della sinistra: «I dirigenti più autorevoli del centrosinistra hanno preferito una politica escludente, individualista, con gli occhi più sulla macchina del potere individuale anziché sulla condivisione sociale nonostante il campanello d’allarme delle politiche del 2018 e delle regionali del 2019. Hanno pensato forse che il proprio elettorato di riferimento li avrebbe seguiti sempre e comunque e avrebbe messo la crocetta senza guardare i nomi scelti in qualche stanza. Una figurina vale l’altra ma si sono sbagliati e di grosso – conclude Campanile – chiudendo un’esperienza trentennale che ci ha portato alla Senigallia d’oggi».