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Ancona Matelica, il bilancio del direttore tecnico Virgili

Alberto Virgili ha esposto anche la problematica del covid, di nuovo dirompente e minaccioso anche nello sport. Poi si è soffermato sulle idee da sviluppare per il settore giovanile

Alberto Virgili preparatore atletico dell’Ancona Matelica

ANCONA – Il direttore tecnico del settore giovanile, ma anche preparatore atletico della prima squadra dell’Ancona Matelica, ha fatto un bilancio del 2021. «L’anno è stato caratterizzato da un prima, un durante e un dopo – ha detto -. Nella prima parte ci ha visto concentrati a concludere la prima storica stagione per la società Matelica alla sua prima esperienza nei professionisti, poi c’è stato il Covid, che ha interrotto il cammino esaltante della squadra con l’apprensione verso le persone che avevano contratto il virus (mister Colavitto su tutti ndr). Poi è arrivato il tempo della programmazione della nuova stagione: da metà giugno si è corso contro il tempo per programmare su Ancona tutto il settore giovanile e la prima squadra. La cosa che più mi ha esaltato è stato sovvertire i pronostici: nessuno ci dava fiducia dal punto di vista tecnico e organizzativo, poi la realtà è stata sotto gli occhi di tutti. Il frutto di un lavoro d’equipe tra gente seria, che svolge il proprio lavoro con passione e senza lasciare nulla al caso».

Lo scorso campionato chiuso ai play-off, l’estate con l’approdo ad Ancona e ora questa prima parte del campionato che ha portato 32 punti in cascina. Guardando indietro, quanto è stato difficile riorganizzare tutto? Ma quanto è stato grande l’orgoglio di vedere un sogno coltivato per anni diventare una realtà?
«Arrivare ai quarti di finale dei play off è stato sicuramente un bel traguardo, ma altrettanto stimolante sarà continuare il percorso di crescita e programmazione della prima squadra e del settore giovanile. Siamo approdati ad Ancona quando nemmeno avevamo la logistica ideale per incontrare le persone con le quali dovevamo parlare, abbiamo costruito dal nulla o quasi otto squadre giovanili, dall’Under 11 alla Primavera. Abbiamo individuato allenatori, preparatori atletici, preparatori dei portieri, team manager e collaboratori, staff medico e sanitario, custodi per le strutture, abbiamo allacciato rapporti di collaborazione e affiliazione con le società dell’hinterland anconetano, abbiamo avuto rispetto di tutti: il tempo darà risposte. Il tutto ripagato con gli interessi dall’entusiasmo che Ancona città ha riversato sul club» .

Il momento più bello a livello sportivo degli scorsi 12 mesi e perché?
«Tanti sono stati i momenti belli a livello sportivo di questo anno, faccio fatica a trovarne uno solo, ma ci provo: la responsabilità che mi sentivo addosso la partita di ritorno dei quarti di finale dei play off a Renate, dove mi sono trovato a fare le veci del mister nel condurre la squadra. Non era il mio ruolo naturale, tanto più in una partita del genere, con l’aggravante che sostituire “L’Allenatore” Colavitto era impossibile, per quanto mi potessi impegnare. Ho cercato di dare dignità ad un anno di lavoro».

Che cosa dell’esperienza Matelica è stato importante portare con sé per affrontare al meglio questa nuova avventura?
«Sicuramente avere affrontato il primo campionato da professionisti in una realtà dalla quale nessuno si aspettava nulla in termini di risultati sportivi, se non l’entusiasmo per essere entrati nella storia della città (calcisticamente parlando) ci è servito di esperienza per approcciare nel mondo professionistico, un mondo simile per certi aspetti ai dilettanti, ma completamente differente per altri. Oggi sappiamo come muoverci».

Si aspettava una simile accoglienza ad Ancona da parte di tutto l’ambiente, Amministrazione, tifosi, stampa e città in generale o è rimasto stupito dal grande affetto e dalla grande sintonia che sin da subito si sono create con una piazza in cui si è sempre respirata aria di calcio?
«Sinceramente un’accoglienza così da parte dell’ambiente dorico non me l’aspettavo: sapevo della fame di calcio, delle delusioni che tifosi e il territorio avevano passato nella storia recente, ma vedere una curva che ci ha accolto sin dal primo allenamento e che ci accompagna ogni gara di campionato, è veramente una cosa che fa bene al calcio e all’indotto calcio. Non solo i tifosi ci hanno manifestato interesse, ma anche l’accoglienza delle istituzioni cittadine e della stampa hanno fatto si che si creassero le condizioni giuste per un’ambiente adatto alla crescita. Anche il settore giovanile giova di questo entusiasmo e attenzione».

La classifica dice quinto posto in coabitazione con il Pescara. Nella prima parte del campionato, dopo un avvio esaltante, la squadra ha saputo reagire bene ad un periodo in cui alle belle prestazioni purtroppo non corrispondevano sempre i risultati. Che cosa ha fatto la differenza e quale lezione è stata appresa?
«All’inizio siamo partiti forte e abbiamo alimentato entusiasmo, poi come normale, abbiamo avuto una pausa fisiologica, dove non sono arrivate le vittorie, ma dove sicuramente la squadra si è sempre lavorata la partita ed espressa con umiltà e coraggio. Valori che dobbiamo riconoscere ai ragazzi e che sono quelli che ci hanno tenuto a galla nei cinquanta giorni di astinenza dalla vittoria, oltre che i punti fatti nelle prime giornate. Quei valori che il mister e il direttore non si stancano mai di trasmettere».

Si sa già che il girone di ritorno sarà un altro campionato, con tutte le squadre a lottare in testa e in coda per raggiungere i propri obiettivi. A che cosa dovranno prestare la massima attenzione i ragazzi?
«Dovremmo essere bravi a rimanere con i piedi per terra e concentrati sull’obiettivo minimo che la società si è posta, la salvezza, dopo di che vedremo quanta fame avrà questo gruppo nel far in modo che si parli di noi. Per fare ciò bisogna fare più punti possibili, perché vincere aiuta a crescere e a far si che gli addetti ai lavori seguano l’Ancona Matelica».

La situazione covid che ha pesantemente condizionato la scorsa stagione sembrava finalmente poter essere guardata con maggiore ottimismo, eppure nell’ultimo mese si è tornati ad aver paura. Cosa ne pensa e cosa si aspetta?
«Premesso che non sono un esperto in materia, posso solo dire che noi possiamo fare tanto nel nostro piccolo per evitare che la situazione degeneri, assumendo comportamenti corretti e responsabili con semplici gesti dentro e fuori lo spogliatoio: sappiamo bene, purtroppo, cosa vuol dire attuare il protocollo e fare i tamponi ogni 48 ore oltre ai test sierologici. Devastante».

Dopo la presentazione avvenuta allo Stadio qualche giorno fa del bellissimo programma di crescita del settore giovanile che prenderà il via nelle prossime settimane, come si strutturerà in concreto la formazione territoriale per i tecnici? Può svelare qualche novità o appuntamento già fissato?
«Nel programma pluriennale del settore giovanile per l’Ancona Matelica Futura, abbiamo in mente tanti percorsi da seguire: la formazione tecnica territoriale è una delle iniziative che porteremo avanti, ma non l’unica. Presto sveleremo altri progetti sui quali stiamo lavorando con i collaboratori più stretti che colgo l’occasione di ringraziare pubblicamente. Tornando al programma di formazione tecnica, posso confermare che tramite la Top Agency, stiamo portando avanti contatti con club europei con cui aver scambi e confronto presso il territorio regionale, di Ancona per la precisione. Il primo che porteremo ad Ancona sarà il Villareal, una tra le prime società a livello europeo in ambito metodologico e tecnico. Verrà organizzato un clinic di 2 giorni con sessioni teoriche e pratiche. Abbiamo al possibilità concreta di portare ad Ancona il Valencia, il Porto, lo Shakhtar Donetsk e il Psv Eindoven. Tra le mie idee più ambiziose, ho quella di coinvolgere i tecnici di altre discipline sportive, penso al basket, alla pallamano, al volley e a tutte le discipline dove gestire un gruppo diventa fondamentale per raggiungere risultati sportivi, in un programma di formazione non solo tecnica ma anche gestionale. Sarò più preciso nei prossimi mesi».

Cosa si augura per il 2022?
«Il 2022 sarà per me un anno importante a livello personale, come lo sarà a livello professionale. Mi auguro di aiutare la società nel percorso di crescita e di riuscire ad essere coerente con quanto progettato per il settore giovanile nel recente passato. Come ho tenuto a precisare in una recente conferenza stampa, il progetto del settore giovanile dovrà diventare un programma, dove il progetto è quello che si voleva fare, mentre il programma è l’espressione concreta di ciò che si sta realizzando. Lo dobbiamo ai ragazzi del settore giovanile, alle loro famiglie e ad Ancona sportiva».