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Silvetti e Agnello, il calcio ad Ancona adesso è un duello a distanza

«Ci sono disponibilità parziali che vanno aggregate, sia per la prima squadra sia per il settore giovanile»: è l'esito dell'avviso pubblico

Francesco Agnello e Tony Tiong

ANCONA – «Ci sono disponibilità parziali che vanno aggregate, sia per la prima squadra sia per il settore giovanile»: questo il laconico comunicato che emerge dal Comune di Ancona a poche ore dalla chiusura dell’avviso pubblico per manifestazione d’interesse relativo alla prima squadra di calcio di Ancona. Provando a interpretare le parole riportate da Gloria Frattagli, portavoce del sindaco, Daniele Silvetti, il primo cittadino ha poco in mano, troppo poco per provare ad accreditare il «miglior offerente» per il prossimo campionato di serie D, passando attraverso l’investitura ricevuta dalla Federcalcio. Bisogna dunque tentare di aggregare le forze. Ed è la strada che sta tentando il sindaco Silvetti in questa giornata tutta in salita. L’alternativa è nota e si chiama Francesco Agnello, nuovo proprietario dell’Us Ancona attraverso l’acquisizione della The Dream dall’ex patron biancorosso Tony Tiong.

Una nuova proprietà che nei giorni scorsi s’è dimostrata parecchio combattiva su tutti i fronti, dai ricorsi o presunti tali verso la Federcalcio, alle presunte responsabilità imputate all’amministrazione comunale. La nuova proprietà lamenta il fatto che «nonostante numerosi tentativi di incontro con la città ed il Comune, non abbia ricevuto alcuna risposta. Questa mancanza di riscontro desta seria preoccupazione riguardo all’iscrizione in serie D, obiettivo di successo comune sia per noi che per l’amministrazione comunale». Nella nota stampa dell’altra sera, il proprietario dell’Us Ancona pone anche alcuni quesiti all’amministrazione comunale: «Quale crisi d’impresa è stata dichiarata alla Figc dal Comune per ottenere l’applicazione dell’art. 52 delle Noif»? anche se l’art. 52 delle Noif parla di società esclusa da un campionato professionistico e non di «crisi d’impresa». Ma la nota di Francesco Agnello, tramite i suoi legali, si chiede anche «come è stato possibile aprire un bando pubblico dopo che il Comune e il sindaco sono stati informati della cessione delle quote dell’Us Ancona da Tiong ad Agnello» e «quali sono state le comunicazione con il presidente della Figc, Gabriele Gravina».

Pronta la risposta del sindaco Daniele Silvetti giunta alle 21.53 di sabato sera: «Difficile commentare un comunicato così denso di inesattezze tecniche e dalle sfumature a dir poco intimidatorie. I cittadini anconetani hanno già ben chiaro chi sta bussando alla porta. La città di Ancona pretende rispetto». Dallo scambio di battute a distanza di sabato sera all’apertura delle «buste» dell’avviso pubblico di stamattina il passo è stato breve: se il sindaco Daniele Silvetti non troverà interlocutori sufficientemente robusti dal punto di vista finanziario, per salvare il calcio anconetano non è escluso che possa scendere a patti con Francesco Agnello. Da una parte, infatti, ci sono il sindaco e l’amministrazione comunale che oltre al problema calcistico hanno anche il problema del terreno per il centro sportivo messo a bilancio, per cui che il mancato acquisto da parte di Tony Tiong ha creato un disavanzo di oltre un milione di euro, dall’altra c’è Francesco Agnello, imprenditore chiacchierato che ha sicuramente la solidità finanziaria per affrontare il campionato di serie D ma al momento si ritrova con una società, l’Us Ancona, priva di titolo sportivo, questo naturalmente al netto di eventuali ricorsi legali promessi contro tutto e tutti.

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