JESI – «Una presa in giro. Una mancanza di rispetto per le società che tengono vivo il movimento». Così Altero Lardinelli, amministratore dell’Aurora Basket, dopo le decisioni prese dal Consiglio della Federazione Italiana Pallacanestro.
A suscitare in primo luogo lo sfogo del numero uno del sodalizio jesino, il posticipo dal 27 maggio al 10 giugno del termine entro il quale le società dovranno saldare alla Fip le tasse fisse relative alla chiusura della stagione 2019-20, andata in archivio anzitempo a causa dell’emergenza Covid-19. «Come se si possa pensare che nell’arco di un paio di settimane, dal 27 maggio al 10 giugno, tutti i problemi economici scatenati da questa crisi saranno alle spalle- è il commento amaro di Lardinelli– quando invece sappiamo tutti benissimo di essere nella piena incertezza. Parliamo di somme che a seconda delle società possono variare dai 5 mila ai 30 mila euro: rientrano nel conto ad esempio quanto dovuto per i tesseramenti, oppure per la presenza degli sponsor sulle maglie e altri vari balzelli. Da pagare adesso, secondo la Fip, pena l’impossibilità di iscriversi alla prossima stagione. Facendo finta di non sapere che chiederli ora significa per quasi tutti ritrovarsi davanti ad una scelta: pagare i tesserati oppure la Fip, in una fase in cui è impensabile andare da aziende e sponsor in forte difficoltà a chiedere soldi, il mantenimento degli impegni presi o l’assunzione di altri per il futuro».
La prima scadenza del pagamento sarebbe stata quella del 3 marzo scorso, poi con lo scoppio dell’emergenza si è passati di slittamento in slittamento, sino a quest’ultimo di quattordici giorni. «Non solo nessuna riduzione, per una stagione che comunque ogni società ha potuto disputare solo al 60%. Ma neppure una dilazione più ragionevole all’autunno, tenendo peraltro presente che a luglio ci sarà un ulteriore pagamento da fare, per la nuova iscrizione. E a fronte di spese che comunque la Fip questa estate, penso agli impegni per le Olimpiadi, non dovrà affrontare. Ma chi prende certe decisioni, si confronta con la base? Sa quali sono i problemi reali e concreti sul territorio? Si rende conto di avviare le società alla chiusura? Inutile poi vantarsi di 6,7 milioni di euro di aiuti quando, di questi, 2 milioni sarebbero comunque stati dovuti alle società come premi giovanili e 700 mila andranno suddivisi fra i venti comitati regionali, con una media di 35 mila euro ciascuno, per tenerli in piedi».
Prosegue Lardinelli: «Ci si è addirittura spinti a indicare ottobre per la ripresa delle gare ufficiali ma chi può realisticamente dirlo? Lo sanno che le palestre e i palazzetti sono chiusi e non si sa quando riapriranno né quali protocolli occorrerà seguire per sicurezza e sanificazione e chi si incaricherà? La grandissima parte delle attività specie giovanili di tutte le società d’Italia si svolge nelle palestre delle scuole. Quando riapriranno? Per non parlare del fatto che se e quando si ripartirà, con questo marasma ci potremmo trovare ad affrontare campionati in cui a seconda del campo in cui andrai potresti trovare il palas chiuso, oppure aperto ma con gare a porte chiuse o aperto per metà. Con quale regolarità? Vogliamo parlare di questo, invece che di questioni che di concreto non hanno nulla? Deve essere chiaro sin da ora: se si riparte, lo si dovrà fare se e quando sarà possibile farlo a porte aperte. A porte chiuse noi e tante altre società non giocheremo. Non ci si può assumere il rischio di impegnarsi economicamente per giocare per non si sa quanto senza alcun incasso. La strada intrapresa rischia di portare all’iscrizione di non più di un 15-20% delle società in estate».