ANCONA – Tra espulsioni e defezioni, l’inizio della stagione non è stato particolarmente positivo per l’attaccante dell’Ancona Matelica Federico Moretti. Nella seconda parte del girone di andata però, ha ritrovato il gol e l’entusiasmo dei giorni migliori. Un peccato per lui e per i suoi compagni: il campionato, a causa della pandemia, si è fermato sul più bello. «È una situazione anomala, delicata ma sembra che le cose stiano andando meglio in questi ultimi giorni. Personalmente non ho contratto il Covid ma non è stato semplice visti i contagi in giro. Pian piano stiamo ritrovando i ragazzi che si sono negativizzati e questo aspetto diventa molto importante in ottica ripresa del campionato».
Crede che il 22 gennaio si giocherà di nuovo?
«Eravamo carichi per come era finito il 2021, non vediamo l’ora di ricominciare questo cammino dalla trasferta di Pontedera. L’incertezza non aiuta ma dal nostro punto di vista bisogna cercare di rimanere sul pezzo consapevoli che non si può che navigare a vista in questa fase».
La sua crescita nell’ultima parte del girone d’andata è coincisa con la riscossa della squadra…
«Per me non è stata una prima parte di stagione facile. Tra i vari errori commessi, gli episodi sfortunati e qualche problema fisico di troppo non sono riuscito a dare costantemente il mio contributo. Soprattutto l’infortunio alla caviglia mi ha limitato tanto. Ho cercato di stringere i denti e andare avanti ma per un mesetto non mi sono sentito al top della condizione».
Lei è uno del gruppo storico. Quali sono le differenze nell’approccio al Covid tra questa stagione e quella precedente?
«La preoccupazione c’è sempre, a prescindere da tutto. La differenza principale è che lo scorso anno il Covid piombò nel nostro gruppo Matelica nel momento più importante (i playoff nazionali) condizionando inevitabilmente il finale di stagione. Nel mio caso la positività durò addirittura ventuno giorni. Oggi il reintegro sembra più agevole e questi rinvii permetteranno, grosso modo, a tutte le squadre di recuperare la maggior parte dei positivi».
Tra gennaio e febbraio si giocheranno nove partite in trentasei giorni. Uno snodo cruciale per la stagione.
«Gli obiettivi, visto il tour de force, si decideranno quasi sicuramente in questo periodo. Sarà la fase decisiva del campionato. Le formazioni che potranno beneficiare di una rosa più ampia sicuramente saranno avvantaggiate ma quando in campo la posta in palio pesa ognuno è portato a dare qualcosa di più».
Questa Ancona è pronta a recitare un ruolo importante anche nella seconda fase?
«Non ci siamo mai snaturati, la nostra mentalità è quella di giocarcela a viso aperto contro qualsiasi avversario. Chi scende in campo, chi va in panchina, chi fa parte del gruppo. Ognuno di noi è calato nell’atteggiamento giusto, sappiamo quello che si deve fare. Saremo pronti a fare il nostro dovere».
Quali sono gli errori da non commettere?
«I cali di concentrazione. L’aspetto mentale fa la differenza. Se torniamo in campo con un’attenzione inferiore rispetto a quella di fine 2021 rischiamo di pagare qualcosa. Per questo motivo l’approccio viene prima di ogni altra cosa».
La possibile riduzione della capienza spettatori quanto potrebbe influire?
«Ad Ancona la tifoseria gioca un ruolo di prim’ordine. Certe partite, senza i tifosi, probabilmente non sarebbero andate come sono andate. La nostra gente è capace di darci una spinta maggiore e se dovessero essere dimezzati dalle norme starà a noi sopperire a questa mancanza dando qualcosa in più».
La chiusura sul mercato. Il suo giovane compagno di reparto Faggioli è al centro di diverse voci provenienti dalla Serie B…
«Voglio bene ad Alessandro con il quale il rapporto è ottimo dentro e fuori dal campo. Parliamo di un ottimo giocatore e di un ragazzo di grandissima prospettiva che sicuramente farà strada. Il calcio è fatto di momenti e di sensazioni anche se non conosco la situazione nello specifico. Ci sono treni che passano una volta solo, bisogna saperli riconoscere. Certo, in presenza di uno di questi sarebbe difficile non accettare».