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Fabriano Cerreto di nuovo in Eccellenza, a tu per tu con mister Tiranti: «Il mio anno migliore. Matelica? Sarà amichevole di lusso»

Torneo di Promozione vinto con anticipo, il 5 maggio il derby per il titolo di categoria con la vincente del girone B. Lo sguardo alla Vallesina: «Società sane, zona che vive di calcio ma che dispiacere la Jesina»

Stefano Tiranti

Il ritorno in Eccellenza un anno dopo per il Fabriano Cerreto, l’ennesimo campionato vinto al ritorno in panchina dopo tre stagioni per Stefano Tiranti. A tu per tu con il tecnico della formazione cartaia, che ha trionfato nel girone A del campionato di Promozione con due giornate d’anticipo sulla conclusione del torneo.

Venti risultati utili consecutivi dopo un inizio difficile, come è nata questa cavalcata?
«È nato tutto nella tarda estate scorsa – ricorda Tiranti – siamo partiti in ritardo. Con il patron e la società io avevo già dei trascorsi e un’amicizia che ci lega anche fuori dal calcio. Mi hanno chiesto di iniziare l’avventura senza pensare, inizialmente, troppo all’obiettivo. Naturalmente sapevo già in partenza che questa è una società che inizia sempre con obiettivi minimi, per poi accreditarsi tra le favorite. Questo mi ha dato stimoli, sapendo che dietro il progetto c’erano una società forte e un patron importante. Ma oltre agli stimoli mi ha dato anche responsabilità, che a volte pesa».

Primi passi?
«Non eravamo tantissimi quando siamo partiti. C’erano i giovani di Fabriano rimasti dalla debacle dell’anno scorso in Eccellenza, abbiamo preso tre giocatori che erano retrocessi dalla Cagliese: Cicci, Ciacci e Corazzi. Nel primo periodo abbiamo ingaggiato anche il portiere Spitoni, vecchia conoscenza del calcio, un giocatore fermo da tre anni ma di indubbia affidabilità a livello tecnico e umano. Ho voluto fortemente Zuppardo, che conoscevo non solo per le qualità tecniche ma anche per quelle umane e che sapevo che poteva darmi una mano dentro lo spogliatoio, dato che siamo partiti con dei giovani di Fabriano che venivano appunto da una esperienza bruttissima e non sapevamo come avrebbero ma potuto ripartire. Ma grazie Zuppardo e ad altri sapevo di poter ribaltare la situazione. Poi le cose sono andate sempre meglio, a dicembre abbiamo fatto qualche aggiustamento e da lì è venuto il resto».

Risultato non scontato vincere lì dove, negli ultimi anni, era accaduto che le aspettative iniziali poi divenissero delusioni anche cocenti.
«In effetti anche l’anno scorso in Eccellenza la società era partita con aspettative diverse. Ma nello sposare il progetto, sapevo bene di avere dietro una società forte che, qualche sacrificio, se lo chiedi lo fa. Ed è importante. Io sono fatto forse, anzi sicuramente, in maniera un po’ complicata ma conoscendoli sapevo che potevo contare su di loro».

Che Promozione è stata?
«Un campionato di altissimo livello e che io emotivamente soffrivo particolarmente. Perché giocavo contro Moie, dove vivo e società dove ho vinto, contro Marina, che all’inizio era una delle più accreditate e dove pure sono stato. Contro tantissimi altri giocatori, avendo ormai la mia età, presenti in altre realtà, dalla Biagio ai Portuali, che conosco, che ho avuto e che era una emozione incontrare».

Fabriano Cerreto in festa per la vittoria del campionato (foto da pagina Fb Fabriano Cerreto)

Dediche?
«È la prima volta che ne faccio una personale ma alla famiglia: Claudia, mia moglie, Francesco e Riccardo che sono i miei figli. Per avermi sopportato, evidenzio sopportato, in questi anni. Chi invece mi ha supportato è il mio staff. Io non scelgo mai, prendo quello che le società mi mettono a disposizione. E la società mi ha dato uno staff di alto livello. Da Francesco Ruggeri a Luca Tamburini, preparatore dei portieri, a Giuseppe Vastano che fa il preparatore atletico, veramente un professionista. E infine Gabriele Eleonori, massaggiatore e mental coach della squadra».

Vincere nel calcio a Fabriano, piazza di basket, com’è?
«Mi ricordo che anche in Serie D c’era sempre poco pubblico, naturalmente Fabriano è una piazza nata nel basket. Quando abbiamo iniziato quest’anno c’erano pochissime persone, a metà campionato siamo arrivati ad avere addirittura un gruppo di ultrà, di tifosi. Fino alla partita finale dove c’era un grande pubblico, nonostante fosse anche la giornata del derby di basket Fabriano- Jesi. C’è stato un grosso interesse».

A quanti campionati vinti è arrivato Stefano Tiranti?
«Non lo dico. Tanti, vinti da calciatore, allenatore, nel settore giovanile. Non li ho mai detti e mai lo dirò. Una scaramanzia, lasciamela. Per vincere ci vuole non essere bravi ma trovarsi al posto giusto al momento giusto. Forse quest’anno è il migliore che ho mai avuto. Fino adesso, fortunatamente o per bravura, sono sempre stato al posto giusto al momento giusto, senza mai fare scelte economiche ma di cuore e ponderate. E quest’anno è stato particolare: abbiano perso le prime due, tre con la Coppa, e poi non più. E siamo arrivati primi con due giornate di anticipo. Siamo partiti con 180’ di ritardo e arrivati con 180’ in anticipo».

Stagione non ancora conclusa, mancano l’ultima giornata e poi lo scontro per il titolo di Promozione con la prima del girone B, il Matelica.
«Lo dico, per me la stagione è finita ma vorrei onorare il campionato. Giocherà chi ha giocato meno e magari ha più stimoli. Poi la partita del 5 maggio con il Matelica. Sento voci su questa gara, per me deve essere una amichevole di lusso. Una passerella per i giocatori, in amicizia. Poi vinceranno i più bravi ma senza l’agonismo dello spareggio».

Da voce esperta, come se la passa il calcio in Vallesina?
«In Promozione, Moie è una società veramente in crescita, sia a livello di settore giovanile sia di prima squadra, spero anche a livello societario. Sta facendo passi da gigante. La Biagio è piazza che tutti vorremmo fosse un’eccellenza della Vallesina, per il tifo che ha e per tanti motivi. Marina sta facendo dei miracoli, ci sono stato e ci ho lasciato un pezzo di cuore. Gente bravissima, a cui mi lega tanto. Una società dove è sempre del gruppo la forza della squadra. Devono continuare su questa linea ed è importante, perché nel calcio dilettantistico la socialità è fondamentale. Se guardo alla Prima categoria, mi aspettavo di più dal Filottrano, piazza bellissima dove il calcio si vive veramente. Me la aspetto in Promozione perché lo merita, oltre al mister che ha, che è ottimo. In generale, se guardo anche a Prima e Seconda, la Vallesina a differenza di altre zone vive di calcio e vedo società sane, senza grossi problemi per costruire la squadra per l’anno dopo. E tutti a luglio cercano di alzare un po’ il livello».

Il “buco nero” è la Jesina?
«Fammelo dire, io calcisticamente sono legato a Jesi e alla Jesina, dove ho giocato. E mi dispiace tantissimo cosa sta accadendo. Non vado nei particolari perché non so che c’è dentro la Jesina ma vederla in queste condizioni, vedere il pubblico, in uno stadio che è un teatro al centro della città, fa male ed è un dispiacere grosso per tutta la Vallesina. In tempi andati si era cercato un progetto di coinvolgimento della società della Vallesina ma è tutto svanito, non so perché. Bisognerebbe ricostruire con figure importanti, a livello economico principalmente, non giriamoci intorno. Sarebbe bello e stimolante per tutta la Vallesina».

E il futuro prossimo di Tiranti è la prossima Eccellenza col Fabriano Cerreto?
«Se a 30-40 anni guardavo al futuro, oggi guardo al presente e non voglio parlare di quello che farò o no. È un argomento che non voglio toccare. Ora guardo a godermi la vittoria con tutti quelli che hanno contribuito».