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Calcio terza categoria, Fabriano: il padre 46enne sfida il figlio classe 2003 sul rettangolo verde: «Più di una semplice partita»

All'Antistadio di Fabriano, nella gara tra Galassia e Real Sassoferrato, il padre quarantaseienne ha sfidato il figlio, classe 2003

Gianluca Cinconze e Christian Cinconze

FABRIANO – Non capitano spesso episodi come quello accaduto sabato 11 marzo all’Antistadio di Fabriano, dove nella gara Galassia – Real Sassoferrato, valevole per il campionato di Terza Categoria, Girone C, il padre quarantaseienne, ha sfidato il figlio, classe 2003. Stiamo parlando di Gianluca Cinconze, portiere del Real Sassoferrato, che ha sfidato sul rettangolo verde il figlio Christian.

«Per me è stata più di una semplice partita – afferma Gianluca Cinconze, orgoglioso dell’evento -: è stato un appuntamento che mi ha riempito di orgoglio e soddisfazione, il frutto di un duro lavoro e di programmazione, una bella favola da raccontare ai nipoti. Questo è il risultato che “volere è potere” e che se lo scorso anno ero il secondo più “esperto” portiere del girone, quest’anno all’età di quasi 46 anni, mi sono ritrovato ad essere il più anziano. Ne vado più che fiero e credo che il mio continuo e assiduo lavoro sul campo e soprattutto fuori dal campo, abbia influito in maniera importante su Christian (suo figlio), un ragazzo che aveva perso stimoli con l’arrivo del Covid-19 e che aveva appeso le scarpe al chiodo. Ero preoccupato nel vederlo spento, ma grazie ai nostri allenamenti insieme, la voglia è tornata e settembre è stato tesserato dalla Galassia, squadra militante nel mio stesso girone: gioia doppia per me, perché avrei incontrato mio figlio in un incontro di campionato».

E ancora: «Prima della gara ho avvertito molta emozione, che alla mia età oramai dovrei saper gestire bene, ma sabato 11 è stato particolare, perché abbiamo preparato venerdì insieme l’allenamento di rifinitura, abbiamo pranzato prima della gara e siamo andati al campo insieme. Ci siamo salutati e scattati una foto col sorriso di chi sapeva che stava vivendo una bella favola. Poi la partita, con mio figlio che parte dalla panchina, arriva il nostro vantaggio e subito dopo la grossa emozione per il suo ingresso in campo, che ci ha regalato una delle più belle favole da raccontare. Dopo il fischio finale l’emozione di abbracciarlo come padre dovrebbe essere un esempio di sport pulito e sano. Christian è un ragazzo timido, che sta scalando settimana dopo settimana le gioie dello sport, del calcio, del gruppo e della coesione di spogliatoio. Questa è la storia di un padre e un figlio con maglie diverse in campo, perché sabato credo che abbia vinto ancora una volta lo sport: solo lui può regalare queste strane e fantastiche magie».