ANCONA- La testa sul presente, i progetti sul futuro. La Luciana Mosconi Campetto Basket Ancona non si ferma e inizia già a guardare al suo domani attraverso le parole del general manager Alessandro Stecconi: «Disputeremo ancora la serie B. E questa risposta non è data solo dall’ottimismo e dalla volontà ma è anche realismo dettato da dei passaggi che abbiamo fatto con il nostro main sponsor, Luciana Mosconi che ringraziamo. Quindi c’è la ferma volontà di continuare nella categoria e cercare di onorarla e difenderla cercando di fare ovviamente meglio di quello che siamo riusciti a fare quest’anno. Naturalmente ci sono delle incertezze e tanti punti interrogativi che non dipendono da noi ma dalla situazione che tutti oggi conosciamo. Ma da un punto di vista di presenza e di conferma mi sento di dire che la Luciana Mosconi c’è».
In merito agli stipendi della stagione in corso, la società attende gli sviluppi nazionali sull’argomento: «Auspicavamo che si arrivasse a un accordo nazionale tra LNP, FIP e GIBA. Questo semplicemente per non avere discrezionalità e asimmetrie di comportamento che in questi passaggi sono sempre molto gravi. Non abbiamo mai avuto situazioni di difficoltà nell’onorare gli impegni presi, sia nelle stagioni passate sia in questa. L’auspicio era che si riuscisse a trovare un accordo, così non è stato, però abbiamo delle linee guida. Assicurare il 70% ai giocatori e poi andare a fare trattativa privata con tutti. Gestiremo la fine della stagione in maniera ordinata, lo stiamo peraltro già facendo, e andremo ad avere questi due capisaldi, il 70% e poi ad analizzare la situazione con ognuno fino ad arrivare alla chiusura. Ho già detto ai giocatori che cercheremo di fare il meglio possibile per arrivare a un punto di incontro che possa accontentare tutti».
Stecconi, infine, si è espresso circa la possibile ripartenza a porte chiuse per adempiere al protocollo sanitario: «Noi abbiamo un main sponsor che investe sulla nostra Società ormai da 4 anni con la prossima stagione. Lo fa perchè vuole investire sulla città e sullo sport della città, quindi è più per una sorta di vocazione sociale che per visibilità. E in questo siamo molto fortunati . Se ci dovessero essere due o tre mesi di gare a porte chiuse noi lo faremo grazie a questa grande disponibilità. Non è però così per tutti. Quindi immaginare un campionato che si basa sulla ricerca di visibilità da parte degli sponsor sul campo di gioco è quasi impossibile. Dal nostro punto di vista nulla cambia e ci saremo anche dovessimo giocare a porte chiuse, però immaginare un campionato di Serie B addirittura interamente senza pubblico sarebbe meglio saltare l’intera stagione».