ANCONA- C’è un Ancona che corre e che lotta, con la divisa verde, le imbottiture e il casco sulla testa. Stiamo parlando del GLS Dolphins Ancona, storica formazione dorica di Football Americano. Dal 1982 i delfini tengono alto il nome del capoluogo marchigiano in uno Sport che in Italia stenta a decollare ma che, negli ultimi anni, sta vivendo una crescita a dir poco esponenziale.
In questa stagione, dove c’è la novità del girone unico e non più della suddivisione Nord-Sud, ci sono stati tanti avvicendamenti nella rosa anconetana ma una certezza è rimasta. Quella della guida tecnica, quel Roberto Rotelli ormai simbolo di questa compagine pronto a guidare i suoi ragazzi settimana dopo settimana. Non male la partenza, una vittoria contro i Guelfi Firenze, due sconfitte a Milano (sponda Rhinos e Seamen) e poi nuovamente successo contro i Lazio Marines. L’obiettivo è quello di far bene, potendo contare su un team giovane (tantissimi gli Under19 promossi in prima sqaudra) impreziosito dagli innesti di Blair e Romani, confermando dalla scorsa annata Ryan Kasdorf.
L’obiettivo sembra essere quello dei playoff, almeno inizialmente, ma per tastare il polso dello spogliatoio e le ambizioni dell’universo Dolphins non potevamo esimerci dall’intervistare coach Rotelli.
Ciao Roberto, e grazie della disponibilità innanzitutto. Per farti conoscere dai lettori, ti chiedo, chi sono i Dolphins Ancona?
«Siamo la società di football americano di Ancona. Nati 35 anni fa, siamo una delle uniche due società d’Italia ad aver partecipato ininterrottamente ai campionati di football a 11. Molte altre squadre si sono fuse, o si sono sciolte e poi sono rinate dopo anni. Questo per noi è il 26° campionato in serie A, 4 volte abbiamo raggiunto la finale e 4 volte giocato la Coppa Europea per club. La nota di orgoglio è di essere sempre lì tra le più forti d’Italia pur avendo un bacino d’utenza piccolo come Ancona. Gli avversari sono sempre stati Milano, Roma, Firenze, Torino, Bergamo, Bologna, ecc».
Che tipo di campionato vi aspetta?
«Duro, molte squadre si sono rinforzate sul mercato. Noi puntiamo molto sui giovani e sulla capacità di crescere giocatori grazie allo staff di allenatori che a loro volta sono tutti ex giocatori della squadra. L’obiettivo è riuscire a raggiungere i playoff, che reputiamo un successo, viste le premesse e avendo tanti ragazzi giovani titolari in campo».
Una rosa che ha vissuto tanti avvicendamenti. Come valuti questa cosa?
«Alcuni sono stati figli del mercato di cui sopra. Non possiamo e non vogliamo inseguire cifre che fanno solo danno al movimento e al futuro delle società. In un caso, tra l’altro abbiamo lasciato partire volentieri il giocatore perchè è andato a giocare la Coppa europea, quindi per lui è un traguardo importante. Altre situazioni invece sono state dettate da esigenze lavorative, un ragazzo si è trasferito in Puglia e altri 3 all’estero. Due giocano nella serie A inglese, mentre il terzo che è un ragazzo polacco cresciuto ad Ancona, dopo essere stato convocato dalla nazionale del suo paese, sta giocando nella serie A polacca nella squadra della sua città. Ovvio che averli avuti a disposizione avrebbe aumentato il nostro potenziale, ma in realtà sono felice per loro, perchè stanno facendo esperienze importanti che frutteranno in futuro. Magari torneranno nella famiglia Dolphins e avremo ragazzi ancora più forti. Il nostro motto è sempre stato “porte aperte”, sia per chi vuole entrare sia per chi vuole andare a fare esperienze diverse».
Com’è il vostro rapporto con la città, le istituzioni cittadine e gli altri sport?
«Direi molto positivo. Condividiamo la struttura del Mandela con la società di rugby, collaboriamo attivamente con il CUS (tra l’altro i Dolphins nacquero come CUS per poi staccarsi, ma abbiamo mantenuto ottimi rapporti), stesso discorso per il CONI e l’Ufficio Regionale Scolastico. Da Luglio collaboriamo con Ancona Olimpica allo Stadio Dorico e in generale le Istituzioni ci sono vicine, nei limiti delle proprie possibilità. Da parte nostra cerchiamo di essere disponibili e collaborativi, e direi che la città lo è altrettanto con noi».
Si può aumentare la visibilità di questa disciplina?
«Il boom in Italia accadde negli anni ’80, quando il football era trasmesso in chiaro su Canale 5. Noi cerchiamo di essere presenti sui media a livello locale, e trasmettiamo in diretta web in formato HD le partite. Rimane il fatto che la maggiore visibilità dello sport può arrivare dai media nazionali, ma non è facile perchè il football è uno sport complesso e molto diverso da quelli a cui siamo abituati in Italia».
Ti lascio lanciare un appello a tutti gli sportivi
«Venite allo Stadio, non ve ne pentirete! Spettacolo, cheerleading acrobatico all’intervallo, musica e tanto football!».
Che augurio ti fai per questa stagione?
«Arrivare ai playoff e vedere l’orgoglio e la soddisfazione negli occhi dei ragazzi».
In bocca al lupo
«Crepi!».