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Giovane Ancona, Schiavoni chiede di aprire i centri sportivi per gli atleti

Il patron della società anconetana ha lanciato una proposta per permettere agli atleti di fare attività sportiva in modo sicuro con un protocollo dettagliato per l'occasione

Schiavoni Giovane Ancona
Lo staff tecnico e dirigenziale della Giovane Ancona con Sergio Schiavoni

ANCONA – Sergio Schiavoni, patron della Scuola calcio Giovane Ancona, lancia una proposta. Riaprire i centri sportivi per permettere ai ragazzi tesserati di fare attività in modo sicuro: «I nostri ragazzi, ora che siamo nella Fase 2, possono correre da soli, nei parchi, in giro sui marciapiedi, o chissà dove, come facevo io da ragazzino. Il problema è proprio questo. Che senso ha esporre i nostri giovani ai rischi del passato, e tenere strutture professionali con reti, cancelli, defibrillatori, materiale sanitario fermo? È un controsenso».

E allora arriva la proposta detta sopra: «Fateci aprire gli impianti, fateci accudire i nostri giovani. I nostri tecnici vigileranno su di loro, eviteranno contatti ravvicinati, saranno pronti a intervenire in caso di bisogno. Meglio così, che per strada, o no?».

La conferma, sviluppando anche le conseguenti modalità, la espone il presidente della società Diego Franzoni: «Mettiamo a disposizione delle autorità la nostra esperienza, mutuata dalla collaborazione con l’Atalanta. C’è uno spazio di manovra indicato dallo stesso tavolo Interministeriale, che con i sindaci sta lavorando alle regole per il Piano per l’infanzia e l’adolescenza. Le proposte finora avanzate – che interessano le modalità attraverso le quali i bambini e gli adolescenti potranno uscire dall’isolamento e usufruire di servizi educativi – riguardano le attività in spazi aperti accessibili a piccoli gruppi e l’attività dei centri estivi, in collaborazione con il mondo sportivo e del terzo settore. Noi siamo qui e siamo pronti a elaborare con le istituzioni competenti, con Coni e Figc che invitiamo al campo, con la collaborazione anche dell’amministrazione comunale, un protocollo che restituisca ai nostri giovani la possibilità di tornare a giocare e divertirsi in sicurezza».