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Olimpiadi di Parigi: Gianmarco Tamberi, il cuore non basta

Dopo l'ennesima colica renale e la corsa in ospedale il campione decide di gareggiare comunque, ma è costretto alla resa, tra le lacrime. Vince Kerr, allo spareggio con McEwen, terzo Barshim, quarto l'altro azzurro Sottile

La foto di Tamberi postata dallo stesso atleta sulla sua pagina Instagram oggi

PARIGI – Quello che avrebbe dovuto essere il suo giorno più importante, dal punto di vista sportivo, si trasforma in un Calvario. Gianmarco Tamberi arriva in finale allo Stade de France sfinito, una colica renale lunedì scorso, un’altra stamattina presto, i dolori che non vanno via, l’ambulanza, il ricovero in ospedale, l’ok dei medici a gareggiare nonostante le condizioni non certo ottimali, la pedana, il pubblico, il suo pubblico. E poi la resa. Il cuore non basta. Accetta da campione la sfida, non vuole deludere il suo pubblico, ma non è il Tamberi di sempre e non è difficile leggerglielo in faccia e nella performance, viso tirato, esplosività nelle gambe quasi assente. Entra in campo per il riscaldamento alle 18.15 e saluta il pubblico, con il cappuccio della felpa a coprire il capo, il volto tirato e concentrato. Al momento della presentazione si toglie il cappuccio, allarga le braccia, si batte le mani sul petto e urla, accolto dal boato degli spettatori.

E’ una prova d’orgoglio, la sua, nella serata in cui tra gli applausi il suo compagno di squadra Stefano Sottile conquista il quarto posto. Tamberi non si tira indietro e sceglie comunque di esserci nonostante i problemi fisici. Finisce undicesimo, con 2.22. A Roma a giugno aveva vinto gli Europei con 2.37, solo per sottolineare quanto distante sia la condizione del campione dallo show di Roma. Sulla pedana parigina dopo due errori iniziali riesce a superare la quota di ingresso con l’ennesima dimostrazione di carattere, ma a 2.27 sbaglia tre volte. Troppo poche le energie rimaste dopo una giornata infernale. A 2.36 vince l’oro il neozelandese Hamish Kerr, allo spareggio, argento con la stessa misura per l’americano Shelby McEwen, bronzo con 2.34 per Mutaz Barshim. Per Tamberi un sabato terribile, di dolore, di rabbia, di sogni infranti: con la misura di Roma avrebbe conquistato il titolo olimpico, ampiamente alla portata delle sue qualità di affermato campione. Finisce tra le lacrime e gli applausi dello Stade de France, consolato dal suo staff, nel giorno conclusivo della sua ultima Olimpiade. A meno di improbabili ripensamenti.

«Mi spiace da morire perché nonostante tutto quello che è successo pensavo di poter fare qualcosa. Ho lavorato tanto per questa gara. Cerco solo di stare tranquillo e non pensare a quello che è successo, non riesco ad accettarlo». Piange anche davanti alle telecamere e ai microfoni della Rai, Gianmarco Tamberi, dopo la triste finale di salto in alto. «Parigi era la mia ultima vera gara a cui ho dedicato la vita, non mi sono mai fermato a guardare. Mi dispiace da morire, sono sincero nel dire che non me lo meritavo quello che è successo questa notte e domenica scorsa. Ci ho provato ma è andata male».

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