ANCONA- È nato ufficialmente il Parco Sportivo dei Saveriani a Posatora. Dopo l’opera di sfalcio e pulizia, il Cus Ancona nella persona del presidente David Francesangeli ha reso la zona un bene comune a totale utilizzo della cittadinanza e di chiunque ne voglia far uso. Il tutto seguendo i principi di sport, condivisione, rispetto ed educazione che sono alla base non solo della politica del Centro Universitario Sportivo ma di tutta l’attività sportiva in generale.
Una scommessa quella del numero uno della società biancoverde che, attraverso un impegno comune, è pronto a garantire uno spazio non solo per giocare ma anche semplicemente per correre o passeggiare all’aria aperta. Una riscoperta del senso civico che dovrà manifestarsi attraverso diversi comportamenti come ad esempio la carta raccolta e gettata nell’apposito secchio, o il rispetto dei turni per usufruire del campo da calciotto. All’interno del parco è possibile anche organizzare manifestazioni o eventi particolari, nonchè utilizzare spogliatoi e docce a costi irrisori.
Orgoglio e soddisfazione nelle parole di Francescangeli: «È l’impegno che noi del Cus Ancona ci siamo prefissati, dare alla città un parco interamente dedicato allo sport. Perchè c’è bisogno di luoghi dove dai più giovani ai meno giovani si possa fare sport autonomamente e gratuitamente. C’è bisogno di spazi dove le associazioni possano organizzare attività sportive a prezzi irrisori fornendo a loro volta un servizio ai cittadini, c’è bisogno di mettere a disposizione spazi pubblici con regole ben precise, ma che coinvolgano al tempo stesso, nel rispetto delle stesse, tutti come se fossero a casa loro. Il mio impegno, quello del CUS Ancona è quello di reinvestire tutto ciò che verrà fuori dal Parco Sportivo dei Saveriani, in miglioramenti e gestione del parco stesso».
E magari sull’esempio dei Saveriani anche altre zone potrebbero avere la stessa destinazione: «Non so se sarà un esempio per altre zone e non voglio certo fare questo come spot pro CUS. È uno stile di gestione del territorio, dei beni che insistono su di esso, delle persone che ne beneficiano che voglio diffondere. Non a parole, ma con i fatti. Visibili, tangibili, inconfutabili. Non è una rivoluzione. È una assunzione di responsabilità che deve essere contagiosa verso tutti. Il CUS si prende questo impegno e tra due anni tireremo le somme per il futuro. C’è bisogno che ognuno faccia la sua parte».