JESI- Punti preziosi in casa Luciana Mosconi Campetto Basket Ancona. Il 58-68 maturato in casa dell’Aurora Jesi ha rilanciato gli anconetani dopo le ultime brutte prestazioni disputate. Tutta la soddisfazione per il successo esterno è tangibile nelle parole del tecnico dei dorici Stefano Rajola:
«Avevamo chiaramente bisogno di una vittoria come questa. Lavorare ogni giorno con una classifica come la nostra non è certo facile e da questo successo otteniamo anche più fiducia. Devo dire che in queste due settimane i ragazzi si sono applicati tantissimo, abbiamo lavorato tanto e inserito concetti nuovi. Avevamo chiesto alla squadra di allungare quello che avevamo fatto per 15-20 minuti già contro Cesena, e a parte un lieve calo nel secondo quarto siamo stati sulla partita e combattuto su ogni pallone.
Si può fare certamente di più: abbiamo avuto giocatori che fanno nel tiro da tre punti una delle loro armi migliori e hanno avuto percentuali negative oppure altri come Quaglia che non stavano benissimo. Abbiamo vinto facendo una grandissima difesa, una difesa importante sui loro esterni di cui conoscevamo le caratteristiche e pericolosità. In attacco avevamo il compito di non tenere troppo ferma la palla e ci siamo tutto sommato riusciti. Bravissimi i ragazzi a tenere duro fino alla fine e a portare a casa questi due punti che chiaramente per noi sono determinanti».
I passi avanti sono stati tanti, sia come gioco che come mentalità. Netta l’inversione di tendenza, vista già nella precedente sfida con Cesena, nonostante la sconfitta: «Già contro Cesena avevamo notato un primo cambio di rotta anche dal punto di vista della mentalità. Stiamo cercando di lavorare anche sulla testa visto che in giocatori che vengono da così tante sconfitte è naturale anche un certo calo di fiducia.
Ho chiesto alla squadra di rimanere concentrata solo sul piano partita dimenticando quello che era stato fatto prima. Quando sono arrivato ad Ancona ho detto subito ai ragazzi che da questa situazione ne saremmo usciti, ma per riuscirci dobbiamo tapparci il naso per almeno due mesi»