JESI – Sarà, la prossima, la sua quarta stagione da capitano del Rugby Jesi 70. «Una responsabilità, soprattutto nei confronti dei compagni più giovani. E un motivo di orgoglio: essere capitano della squadra della città, che porta il nome di Jesi per l’Italia» dice Nicola Pulita, all’alba di una nuova avventura sportiva.
Sarà, quella per la quale ci si prepara, anche la stagione dell’apertura di un secondo ciclo triennale per la società. Pulita è diventato capitano nel 2017, all’inizio di un primo ciclo al termine del quale, fra gli obiettivi centrati, c’è stato quello del ritorno e del consolidamento in Serie B. «Dal punto di vista personale non è andata proprio al meglio- ricorda Pulita- perché sul finire della prima stagione ho accusato purtroppo un brutto infortunio che ha avuto poi le sue ripercussioni su quelle successive, che dal punto di vista della presenza in campo ho potuto vivere solo a metà. Ma sono sempre stato vicino ai miei compagni e in questo senso mi hanno dato una grossissima mano e un grande supporto tutto il gruppo storico della squadra e il vice capitano Matteo Albani. Nella sfortuna, sono stato in questo fortunato. Ora ho ripreso a pieno ritmo e spero di poter dare tutto il mio contributo per il raggiungimento degli obiettivi che la società si è data».
Nicola sarà capitano di una Seniores affidata alla nuova guida tecnica di Alessandro Speziali e, secondo tradizione degli ultimi anni, rinvigorita dalle forze fresche emerse dalla Under 18. «Il nuovo capo allenatore mi ha fatto una ottima impressione- dice Pulita- un tecnico competente e che sta portando una metodologia diversa rispetto a quella alla quale eravamo abituati. Credo possa portare quel salto di qualità che la società sta cercando da tempo e al quale mira con questo nuovo progetto su tre anni, che dovrà condurre la squadra a competere per la Serie A».
Quanti ai giovani emergenti, «Mi sono confrontato sia con lo staff tecnico sia con i giocatori più esperti del gruppo- spiega Pulita- e l’impressione che abbiamo è quella di ragazzi che hanno competenze e capacità fisiche ottime. Chi sale in prima squadra dalle giovanili adesso ha forse qualche cosa in più rispetto agli anni in cui questo passaggio lo abbiamo fatto noi. È il segnale, e merito, del lavoro fatto sul vivaio in queste stagioni dal Club, che ne sta raccogliendo i frutti. Una grande crescita, che dà sensazioni positive».
Intanto si è potuti tornare al campo ad allenarsi, dopo i mesi dello stop. «In uno sport come il nostro, quando inizi a giocare da piccolino con una società e poi fai normalmente tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra, si vive il campo da rugby come una vera e propria seconda casa, dove trascorrere anche il tempo libero e non solo gli allenamenti. Si viene a creare un rapporto particolare non solo con i tuoi compagni di squadra ma con tutte le persone che sono vicine e stanno nel club. In questo senso, è stato quasi traumatico per tutti noi dover stare lontani dal campo e dalla quotidianità che siamo abituati a vivere lì. Per fortuna, sia pur con tutte le misure di sicurezza e prevenzione necessarie, siamo potuti tornare relativamente presto ad allenarci e a fare quello che ci piace, giocare a rugby. E speriamo di poter anche tornare, magari ad ottobre o novembre, a scendere in campo per giocarci il campionato».